Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Un sedicenne autistico, cresciuto con la madre e il patrigno, conosce per caso il suo vero padre, un cantante scapestrato nella cui auto si intrufola di nascosto, fuggendo perciò insieme a lui. Sarà un viaggio determinante per entrambi.
Le dinamiche del road movie, con due personaggi distanti ma accomunati da qualcosa di importante che si ritrovano a fare loro malgrado la reciproca conoscenza man mano che il viaggio procede, fino all’inevitabile lieto fine in cui l’iniziale scarto fra i due è annullato e, anzi, i due personaggi si vogliono bene; ecco: ci sono tutte, qui, in questo Tutto il mio folle amore, e sono anche più scontate e più prevedibili di quanto questo rapido sommario generico possa aver suggerito. Gabriele Salvatores decide di mettere in scena, pur a modo suo e cioè drammatizzando e svolazzando apertamente attorno alla realtà di partenza, il romanzo di Fulvio Ervas Se ti abbraccio non aver paura, che racconta la storia – piuttosto differente, a essere sinceri – di Andrea Antonello e del suo figlio autistico Franco; una vicenda strappalacrime e vera, non priva di venature ironiche e di riflessioni esistenziali, trasformata in questo film con una sceneggiatura a cui hanno preso parte anche Umberto Contarello e Sara Mosetti. L’impressione a conti fatti è che l’opera viva di tanta vuota retorica e che, per quanto ben disposta in scena e recitata nella maniera più adeguata da un cast di validi interpreti, non lasci granché di concreto allo spettatore. Fra gli attori vale dunque la pena di citare il giovane Giulio Pranno, al suo esordio cinematografico, e poi Claudio Santamaria, Diego Abatantuono, Valeria Golino e Daniel Vivian. Considerando anche i due capitoli dedicati al Ragazzo invisibile (2014 e 2018), Salvatores pare essersi impantanato da un po’ in storie di adolescenti destinate al più vasto pubblico. 4/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta