Espandi menu
cerca
Tutto il mio folle amore

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

Recensioni

L'autore

obyone

obyone

Iscritto dal 15 dicembre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 94
  • Post 6
  • Recensioni 527
  • Playlist 18
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Tutto il mio folle amore

di obyone
6 stelle

 

Giulio Pranno, Claudio Santamaria

Tutto il mio folle amore (2019): Giulio Pranno, Claudio Santamaria

 

Willy è il Modugno della Dalmazia. Con la chitarra a tracolla e la valigia in mano vaga da un luogo all'altro proponendo i suoi spettacoli alla clientela più eccentrica. È affascinante Willy con la giacca di scena, i capelli impomatati ed il baffetto curato. E non da meno è la sua voce che incanta le donne. Ma quando scende dal palco Willy è un poveraccio inconcludente, una mezza calzetta che ha abbandonato la propria donna alla notizia della gravidanza 16 anni prima. Dopo anni di tentennamenti Willy trova il coraggio di presentarsi a casa di Elena, ora madre di Vincent e moglie di un facoltoso editore, Mario, per conoscere il figlio e mettere a tacere la coscienza. Come è ovvio che sia Elena prende malissimo l'improvvisa epifania e solo l'intervento di Mario le impedisce di cacciare a calci in culo l'uomo che l'aveva piantata, sola e incinta, su una nave da crociera. Per Vincent invece l'apparizione di Willy è un evento bizzarro, un'occasione di svincolarsi dall'opressivo controllo genitoriale. L'inatteso incontro tra Vincent e Willy dà vita ad un viaggio fisico e sentimentale in cui padre e figlio si studiano, si annusano ed imparano a conoscersi e volersi (bene) con pazienza e naturalezza.

 

Valeria Golino, Diego Abatantuono

Tutto il mio folle amore (2019): Valeria Golino, Diego Abatantuono

 

"Tutto il mio folle amore" ha il pregio della leggerezza. Trova ispirazione nella storia di Franco e Andrea Antonello, girovaghi per le Americhe in moto, e nel romanzo "Se ti abbraccio non aver paura" che racconta la loro storia. Ma c'è solo una vaga similitudine tra cinema e letteratura. Salvatores segue le azioni di un padre che non ha mai conosciuto il poprio figlio e quando finalmente ha il coraggio di cercarlo scopre che non è il ragazzo che si immaginava di aver concepito e sul quale aveva fantasticato per anni. Tuttavia la differenza, la diversità fungono da collante tra i due maschi. L'originalità di Vincent è la forza motrice che veicola l'incontro nei giusti binari. Salvatores, anzi, dimostra che senza quella non ci sarebbe mai stato un aggancio. Il figlio avrebbe mandato il padre a quel paese con una porta sbattuta sul muso per dare fiato a sedici anni di lontananza. Ma Vincent non è un ragazzo qualsiasi e alla porta in faccia sostituisce una fuga che darà frutti insperati, per tutti. Primo per Willy che affronta le proprie paure e scopre di poter sopravvivere ad un figlio, seppur problematico. Anzi, essere padre gli riesce bene per la naturale predisposizione a prendere le cose con disinvoltura e trasformare la faciloneria, di uomo immaturo, in facilità di gestire un rapporto impari. Quello che non è mai riuscito ad Elena che, pur amando il figlio, non è mai stata capace di accettarne la situazione. La fuga di Vincent diviene un motivo di riflessione che l'aiuta a maturare un atteggiamento più consapevole delle proprie capacità di madre. Anche per lei si apre una prospettiva nuova nella quale rispecchiarsi senza paura e senza l'autocommiserazione che ha rischiato di minare il rapporto con l'affettuoso consorte. Gabriele Salvatores è molto delicato nel trattare il tema. Individua nel mediocre ma diversamente genuino Willy la pietra filosofale che tramuta paure, irresponsabilità e freni inibitori in contatto emotivo. Willy non chiede mai cosa non va nel figlio perché in fondo niente può impedirgli di legarsi al ragazzo per sempre. La brillantezza del tocco è un aspetto importante del film che si unisce alla centratura dei personaggi ben interpretati dai rispettivi attori. Le pecche semmai si riscontrano nella sceneggiatura e nel montaggio. La parte iniziale sembra tagliata con l'accetta e non c'è forse la necessaria fluidità nell'introduzione dei protagonisti. Migliora tutto sommato la scorrevolezza durante il viaggio. Qui tuttavia non ho sempre apprezzato i personaggi di contorno e gli espedienti utilizzati per ritardare l'incontro tra Elena e Vincent. Solo abbozzata la questione degli stranieri che valicano i confini in maniera clandestina, un passaggio che, per inconsistenza, mi è sembrato superfluo.

In generale il film risulta sincero, mai melenso e, ai piagnistei, gli sceneggiatori preferiscono risate liberatorie, imprevisti ed incontri estemporanei mentre la dialettica del regista ha le curve lievi di una ballerina croata, il candore del sesso che unisce universi lontani e la presenza scenica del sodale Abatantuono che in Mario filtra per noi le emozioni dei famigliari esagitati. Il tutto succede senza mai pronunciare quella terribile parola contenuta nelle pagine di un enciclopedia medicina, babau di ogni genitore. Salvatores ci lascia con un messaggio di tenue speranza se non proprio alla presenza di un'iniezione di fiducia nell'affrontare una questione davvero spinosa come la diversità.

 

Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara

 

Claudio Santamaria

Tutto il mio folle amore (2019): Claudio Santamaria

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati