Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
All'uscita del film "Tutto il mio folle amore" siamo pervasi da un lieve senso di benessere.
Un sorriso quasi demotivato e gli occhi lucidi che fissano un punto non precisato.
E una tremenda voglia di amare.
Tutto questo è dentro lo spettatore e tutto questo viene mosso dalle immagini, la musica e le prestazioni debordanti dei protagonisti dell'ultimo film di Gabriele Salvatores che finalmente torna a dirigere un film "Come Dio Comanda" (citando il romanzo di Ammaniti diretto da lui).
E' un film che mescola la somma della sua cinematografia.
La fuga e il romanzo di formazione adolescenziale, personaggi sconcusionati e adulti in cerca di loro stessi; il tutto condito da un senso dell'umorismo che mancava tantissimo nelle sue ultime e dimenticabili opere.
Protagonista è Willy noto come il Domenico Modugno della Dalmazia, un uomo in perenne fuga da tutto sopratutto dalle responsabilità.
Vive in costante senso di colpa per un figlio nato e mai voluto, ma dopo 16 anni decide che sia arrivato il tempo di fare la sua conoscenza.
E scopre 2 cose che lo sconvolgono. La prima è che sia chiama Vincent come la canzone di Don Mclean con cui ha fatto innamorare la madre, la seconda è che affetto da un forma di autismo molto forte.
Willy entra di soppiatto come un ladro nella notte nella vita del nucleo familiare che si è creato per colpa sua.
Elisa è una nuotatrice indolente che vive con difficoltà questa situazione in perenne apnea mai in superficie sempre a cercare il fondo della piscina; Mario il suo nuovo compagno, editore illuminato l'unico che riesce a prendere Vincent leggendogli Pym e Poe e trasformandondosi di volta in volta un capo indiano o un clown per poter comunicare e tranquillizzare il ragazzo.
E poi c'è Vincent, il biondissimo Vincent, nato a Trieste il 13 luglio 2003 da Elisa Marzato....un tic che ripete ogni qualvolta si sente nervoso e perso. Un personaggio che ricorda tantissimo il Leonardo Di Caprio di Buon Compleanno, Mr.Grape e che ha nel volto ma sopratutto nella fisicità di Giulio Pranno un interprete perfetto a cui non si può a non volerle bene.
Vincent si nasconde nella macchina del padre e inizia con lui un viaggio che lo porta in posti desolati e tristi della Slovenia e della Croazia.
Salvatores ritorna al suo primo amore, il Road Movie. E lo ringraziamo per questo.
E' un genere che lo vede maestro, lo ama talmente tanto da autocitarsi facendo dire a Willy la famosa battuta di Marrrakesh Express "Erano anni che non mi divertivo così."
Tutto il mio folle amore (che è una canzone di Domenico Modugno) pur ispirandosi alla vita vera di Franco e Andrea Antonello non è un viaggio all'interno dell'autismo ma un confronto tra due mondi.
Quello disordinato e senza regole di Willy che la genitorialità impone un'inversione di tendenza e quello rigido e abitudinario di Vincent che in questo tour fatto di matrimoni e gare di danza scoprirà l'amore, l'alcool, il sesso, la musica ma soprattutto un modo diverso di vedere la vita nonostante la sua prospettiva.
A rendere magico questo film sconclusionato che avanza a strattoni ma che esplode con vette di poesia ci pensano i tre attori protagonisti decisamente bravissimi.
Un Diego Abatantuono da David di Donatello a cui spettano le battute più belle del film e a cui Gabriele Salvatores gli riserva il ruolo forse più difficile quello di un uomo che ha deciso di non fare un figlio suo ma di dedicarsi anima e corpo in questo figlio adottato e dotato di una specialità d'animo. Cosa che ne ha assolutamente bisogno visto il cinismo e l'ignoranza che lo circonda. Valeria Golino molto misurata nella sua recitazione ma eccelsa nell'esprimere la bellezza e il tormento interiore di una donna che alla fine del film decide di prendere finalmente in mano la sua vita.
E poi lo strabordante Claudio Santamaria deliziosamente kitch, si è cucito addosso sia nel fisico che nella voce questo Domenico Modugno dei poveri e dei poveracci che lo vanno a sentire nelle sue serate.
E tra un'atmosfera che strizza l'occhio ad Arizona Dream e Paolo Sorrentino, Tutto il mio folle amore riconsegna ai suoi fan della prima ora un Salvatores delicato e sognante, imperfetto e poetico.
E se la felicità non è un diritto ma una botta di culo, allora imbattetevi nella botta di culo di vedere questo film.
Uscirete felici.
Voto 7,5
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