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Tutto il mio folle amore

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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La recensione su Tutto il mio folle amore

di simonebulleri
7 stelle
TRAMA
Vincent è un adolescente autistico che vive con la madre e col marito di lei -un uomo fantastico- che lo ha adottato. Al sedicesimo anno di età del ragazzo, compare il padre biologico, Willi, un cantante debosciato, soprannominato il Modugno della Dalmazia per via delle zone che bazzica col suo lavoro. Willi, improvvisamente rinsavito dopo anni di immaturo torpore, vuole conoscere suo figlio ma a sbloccare il diniego secco della madre ci penserà il ragazzo, nascondendosi nella macchina del padre, diretta in Jugoslavia per delle serate.
Willi capirà cosa vuol dire essere padre?
RECENSIONE
Dobbiamo confessare che pur avendolo abbandonato nel 2013, dopo Educazione siberiana, siamo pur sempre dei salvatoresiani della prima ora. E in quanto tali siamo felici di vedere il nostro regista rinsavito come Willi, dopo una avvilente parentesi superomistica fatta di ragazzi invisibili. Ci voleva tanto? Bastava prendere un romanzo di Fulvio Ervas, tratto da una storia vera su un viaggio di padre e figlio autistico in Sudamerica, si sceneggia con Umberto Contarello e Sara Mosetti, si raduna la vecchia banda di Puerto Escondido (Golino intensa nel ruolo della madre, Abatantuono eccezionale nel ruolo di Mario il padre adottivo, alla fotografia sempre Italo Petriccone il fotografo dei cieli, allora come ora), e il ruolo di attaccante lo si dà al più che bravo Claudio Santamaria.
Il resto...beh il resto è un bel film, avvincente, toccante, indubbiamente poetico. E Salvatores, quando si tratta di affetti e legami, ha ancora da dire la sua, nonostante le autocitazioni e qualche autoreferenzialità comunque perdonabile.
(Bellissima la scena in cui Abatantuono, Santamaria e la Golino insieme sembrano rifare perfino Turné.)
La natura ostile e arida, i cieli del Messico sono uguali a quelli della Jugoslavia, il senso del viaggio (Quia viator, come dice il poeta?), qualche volto che non avrebbe sfigurato in Kusturica, ed è subito una faccia una razza.
E quant'è vero: la felicità è una botta di culo.
Infine una domanda, ma chi diavolo è questo Giulio Pranno, di cui non si sa NIENTE, al suo primo ruolo sul grande schermo che agisce un ragazzo autistico alla perfezione, curando il minimo dettaglio, e restituendone le specificità del disturbo del neuro-sviluppo? Qualcosa di lui si sa: è un mostro di bravura naturale.
Roba che ora l'Actor Studio può pure chiudere.
Presentato fuori concorso a Venezia.
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