Regia di Luciano Onetti, Nicolás Onetti vedi scheda film
Continua l'opera citazionista dei fratelli Onetti, registi argentini in grado di riportare sugli schermi il cinema giallo italiano degli Anni '70. Ancora una volta i due autori dimostrano di sapere convertire la loro profonda conoscenza del genere in un piccolo, grande, gioiello. Un viaggio a ritroso, tra le pieghe del tempo. Tutto da assaporare...
1951: durante un'esibizione teatrale, il prestigiatore Dante Mancini perde la vita. Viene incolpato l'assistente Gennaro Bernardi, condannato a vent'anni di reclusione.
1981: trent'anni dopo il figlio Lorenzo (German Baudino), seguendo l'attività paterna, sta per esordire nello stesso teatro. La sera prima del debutto, una sua assistente viene brutalmente massacrata. È solo la prima vittima di una lunga serie, seguita da Antonella, una ex di Lorenzo; una ragazza conosciuta in un night e dall'anziano Bernardi. Lorenzo, sempre più sconvolto, si sente pedinato dalla polizia. Si reca nell'archivio locale dei giornali per cercare di risalire a particolari circoscritti al tragico avvenimento accaduto nel 1951. Lentamente, in lui, riaffiorano inquietanti ricordi di quando era bambino, legati ad un sacrificio umano officiato in un rituale satanico dal padre Dante.
"La magia è l'arte di rendere l'impossibile possibile. È un ponte tra il visibile e l'invisibile (...) La magia è la scienza che aspira a rivelare e conoscere quello che è nascosto ai sensi. Ciò che è nascosto alla logica e alla ragione. La magia è Caos, è una maledizione, una benedizione... è progresso. Tutto dipende da chi la usa. La magia è dappertutto intorno a noi. Non dimenticatelo mai." (Il grande Dante)
Titolo attesissimo, visto il pregresso dei fratelli Onetti. Due artisti argentini letteralmente innamorati del cinema giallo e thriller italiano, in particolare di quello realizzato da Argento. E infatti Abrakadabra rappresenta un piacevole viaggio a ritroso nel tempo. Sembra un film scritto, e diretto, dal migliore Dario Argento. Colonna sonora gobliniana, cabine telefoniche a gettoni, occhiali da sole giganteschi, fumatori incalliti, abbigliamenti (compreso l'intimo femminile!) e pettinature Anni '70, arredamenti e auto d'epoca, split screen, filtri deformanti e in una scena compare addirittura l'immancabile (nei film italiani del tempo) J&B. Realizzato nello stile inconfondibile dei due registi (ma anche sceneggiatori, produttori, operatori alla macchina, costumisti e musicisti), Abrakadabra è un dolce, poetico, malinconico, esaltante esempio di Grande Cinema.
Tecnicamente perfetto, con calcolati movimenti di macchina, fotografia volutamente satura con predominanza di cromatismi verdi, rossi e blu. Persino gli attori, doppiati da argentini che parlano in italiano, sembrano arrivare direttamente dal passato. Un sentito, eccellente, sincero omaggio al nostro cinema. Un omaggio che fa venire la pelle d'oca per i minuziosi dettagli sparsi qua e là: dall'imponente esplosione musicale -sui titoli di coda- di una versione rimaneggiata del brano di Stelvio Cipriani (La polizia chiede aiuto), alla scritta (esattamente come accade in Suspiria di Argento) "Avete visto... Abrakadabra", passando per una esplicita citazione a Tenebre (la frase pronunciata dal commissario: "Eliminato l'impossibile, tutto ciò che resta è la verità"). Sono questi subliminali dettagli, invisibili al profano, che fanno la differenza. La sentita e sincera reverenza dei fratelli Onetti verso il nostro cinema, ci permette di soprassedere sulla svolta conclusiva, volutamente contorta. E vogliamo anche sforzarci di trovare un difetto a questo superbo Abrakadabra: dura troppo poco, 67 minuti scarsi. Un bellissimo viaggio ("magico") nel tempo, che in questa circostanza scorre veloce, troppo veloce.
Chiudiamo con una notevole citazione, inserita ad inizio film: "Quello che l'occhio vede e l'orecchio sente, la mente crede." (Harry Houdini)
"Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora." (Goethe)
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