Regia di Mitchell Leisen vedi scheda film
Buon melodramma che si scompone purtroppo in un finale troppo accomodante. Ma l'happy end nelle opere di Leisen è spesso fondamentale, perché bilancia una visione dei rapporti umani decisamente ambigua, dove la menzogna e la finzione regnano sovrani per poter mantenere quella maschera che permette di superare i nostri limiti sociali e sopravvivere. Il cinema del regista americano è un cinema spesso dissacrante proprio perché si scontra con il bigottismo e l'ipocrisia della società che frenano l'individuo, comunicando un messaggio più o meno amorale. Però alla fine la realtà vince, gli equivoci generati dalle falsità si risolvono e tutto si deve sistemare dopo un travaglio 'fisiologico' sia sul versante brillante che su quello mélo. Appunto il mélo: quando il meccanismo melodrammatico parte spudorato e si espande nella vita di Jody portandola al sacrificio estremo e beffardo si raggiungono dei livelli meravigliosi. Gli attori accompagnano il plot in questo procedere del tempo e attraverso i flashback, i loro corpi comunicano la durezza di un destino all'apparenza ineluttabile. Oscar di conseguenza alla de Havilland che in queste situazioni 'gioca in casa' insieme ad una bella raccolta di personaggini leiseniani di contorno, pronti a passare dal cattivo al buono con una leggerezza esemplare. Io avrei puntato più sul 'delirante', perché quando il genere si mette a giocare con il tempo, può far veramente male... Peccato, ma il film rimane comunque piacevole e coinvolgente.
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