Regia di Daniel Petrie vedi scheda film
Il sequel di Cocoon è ovviamente inferiore all’originale, se non altro perché l’effetto sorpresa del primo capitolo non si poteva ripetere. Eppure il ritorno temporaneo degli arzilli vecchietti sul pianeta Terra ci pone di fronte ad un’altra serie di temi esistenziali rari da individuare in una commedia. Al centro c’è sempre il problema dell’invecchiamento, in questo caso anche deterioramento fisico perché i personaggi si trovano a dover fare i conti con l’assenza dell’energia del pianeta in cui non si invecchia mai.
La dolcezza resta intatta, forse viene accentuato il tono malinconico proprio a causa del rapporto fra Altrove nell’Universo e Terra. C’è la nota lieta e buffa della gravidanza improvvisa della settantenne Gwen Verdon, ma c’è soprattutto una delle scene più struggenti di tutto il cinema degli anni ottanta: investita da un auto, Jessica Tandy è in fin di vita; per salvarla, il marito Hume Cronyn le dona la sua energia vitale e muore al posto suo. È una sequenza che farebbe piangere chiunque. E alla fin fine, forse anche più del precedente, è un film sinceramente commovente.
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