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Proxima

Regia di Alice Winocour vedi scheda film

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La recensione su Proxima

di alan smithee
7 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

La giovane astrofisica ed aspirante astronauta Sarah, viene scelta come ultimo membro - in sostituzione di un collega dimissionario - di una equipe tutta maschile e variegata dal punto di vista della nazionalità dei prescelti, destinata a far parte di una ambiziosa spedizione spaziale in procinto di partire.

Emozionata ma anche galvanizzata dalla notevole possibilità che le si presenta, nonché impaurita al pensiero dei rischi a cui è destinata durante quel particolare viaggio, la donna deve tuttavia affrontare, primo tra tutti i suoi cavilli pratici ma pure morali, il problema e le incognite inerenti la separazione dalla figlioletta ancora bambina, che la vedrà costretta - da madre separata con affido della ragazzina - a trovare una soluzione pratica efficace in grado di turbare il meno possibile il disagio affettivo e morale che la sua assenza potrà arrecare per la bimba.

L'opera terza, intensa ed intima della regista e sceneggiatrice francese Alice Winocour (Augustine, Disorder), ha l'avventura spaziale come sottofondo imponente e cruciale, ma resta una operazione delicatamente introspettiva con cui la cineasta riesce a sondare meravigliosamente i dettagli di un legame - quello che esiste nel rapporto madre/figlia - che va al di là della separazione, e ha bisogno di definire i dettagli, di organizzarsi, per fare in modo che l'assenza sia sostituita dal ricordo e dal pensiero d'intesa che solo un legame così profondo può ispirare e rendere vivo, quasi concreto, valido surrogato di un'assenza inevitabile e colma di tutte le incognite che gravano sulla missione spaziale stessa.

Per questo la pellicola, intima ed intimista, ma mai melensa o ricattatoria, assume i connotati di un film completamente terrestre, ove l'avventura spaziale diviene unicamente il presupposto e lo spunto perfetto per permettere di sviscerare le più intime sensazioni che l'idea di un temporaneo abbandono imprime sia sulla figlia, che su una madre costretta a scendere a patti anche con un lacerante senso di colpa che la affligge proprio in un momento in cui la donna dovrebbe unicamente concentrarsi sulla sua complessa missione.  

A rendere palpabile e sin emozionante questo sentimento di urgenza da assenza, la splendida Eva Green e la piccola Zelie Boulant appaiono perfette ad incarnare ognuna un personaggio che dipende in tutto e per tutto dall'altro, come fossero una parte integrante che il viaggio deve separare, ma che non potrà mai dividere definitivamente.

La forza del film, molto riuscito, spesso emozionante, consiste nell'addentrarsi con scientifica ma accorata lucidità addentro alle sfaccettature di un sentimento che le circostanze imminenti ed improcrastinabili spingono a sviscerare in modo più evidente che in molte altre circostanze oggettivamente più ordinarie della normale quotidianità.

In un ruolo di contorno, ma ben caratterizzato, di membro americano della variegata spedizione, ritroviamo un Matt Dillon in ottima forma fisica, apparentemente quasi completamente immune ai vincoli ingrati del tempo che passa anche per lui, ma senza arrecargli evidenti pregiudizi od offese.

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