Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
74° FESTIVAL DI CANNES – IN CONCORSO
Paul Verhoeven dirige, senza farsi frenare dal timore di strafare, un opulento dramma storico di ambito religioso.
Nell'Italia del Seicento, Benedetta Carlini è una bambina di buona famiglia, affidata dal padre, con pagamento di una cospicua dote, al convento di monache di Pescia, gestito con scaltra lungimiranza dalla badessa Felicita (Charlotte Rampling). Giovinetta circondata di un'aura di quasi santità per la sua apparente confidenza con la Madonna, crescerà fino a sconvolgere la tranquilla vita della comunità religiosa, tra relazioni lesbiche con novizie, giochi di potere, stimmate sanguinanti e miracoli di incerta autenticità (Benedetta è una vera santa o un’abile manipolatrice dell'altrui credulità?).
Il regista olandese non si contiene e confeziona un drammone strabordante, perfino eccessivo, tra intrighi politico-religiosi, roghi, pestilenze bubboniche, atroci torture e statuette votive opportunamente intagliate per trasformarsi in strumenti di piacere muliebre.
Nel gran bollito cucina con dovizia di spezie i temi della sessualità, della repressione, del potere, della superstizione e della connessa manipolazione e non lesina risorse per le fastose scenografie che ricostruiscono l'Italia barocca. Verhoven riesce comunque nella scommessa di intrattenere, soprattutto nello strabordante finale denso di rivolgimenti, con la peste a far piazza pulita del marciume imperante nelle gerarchie ecclesiastiche.
Pertanto Benedetta rappresenta una scommessa azzardata, a costante rischio di scadere nel ridicolo, che invece Verhoeven riesce inaspettatamente a vincere.
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