Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
XVII Secolo, Toscana. La giovane suora Benedetta, introdotta in un convento della cittadina di Pescia sin dall'adolescenza in virtù di una forte devozione alla Madonna, ha una serie di visioni e reca le stimmate. Non potendo più essere considerata una suora come le altre e venerata come mistica, limita gli spostamenti e le viene assegnata una novizia, Bartolomea, affinchè l'assista. Tra le due nasce un'attrazione sessuale e sentimentale. Ritenuta, a torto o ragione, una "prescelta", Benedetta ottiene la carica di badessa. Ciò non è gradito da alcune consorelle; nulla di buono ne viene alla protagonista. Nel frattempo, un'epidemia di peste scoppia nella regione; la popolazione, terrorizzata, si stringe intorno a Benedetta. Il celebre regista olandese Paul Verhoeven racconta la storia di un personaggio realmente esistito, Benedetta Carlini, e la religiosità del suo tempo, della quale dà una connotazione certamente non positiva. Sembra che nessuno, tra gli ecclesiastici che compaiono in scena, sia veramente convinto d'essere nel giusto, con l'esclusione della Benedetta adolescente. Il suo primigenio misticismo, probabilmente, crescendo, la porta a fare inquietanti sogni a tema religioso il cui racconto, unitamente alla presenza delle stimmate, che apprendiamo essere generate tramite un coccio di vetro, ne favoriscono la fama e la conseguente "carriera". La sua vita privata, caratterizzata dalla relazione con Bartolomea, è, per le due giovani donne, fonte di guai. La novizia finisce per confessarla sotto tortura; Benedetta rischia il rogo. Il giudizio sulla badessa, dunque, potrebbe essere, ad una prima valutazione, negativo. Riflettendo, tuttavia, è possibile giungere alla conclusione per la quale Benedetta - la quale non chiede che di poter vivere dinitosamente e condurre, contemporaneamente, la sua relazione con Bartolomea - sia un personaggio non più sgradevole di tanti altri. Certamente non del nunzio, avvezzo alla bella vita, il quale, tuttavia, non esita a far torturare ed uccidere le persone, a difesa dell'"ortodossia". O della precedente badessa, la quale ordisce trame di potere così come un ragno tesse la tela. O anche dell'ambiziosa suor Christina. In generale, costoro ed altri ecclesiastici, recitano una parte, ad uso e consumo del popolo. Lo controllano, alimentando una fede che degrada in superstizione, e, in tal guisa, talvolta deflagra. La gente di Pescia, minacciata dal diffondersi della pestilenza e devota a Benedetta, non può, infatti, consentire che la suora, pur dimostrato il suo "peccato" - l'avere una relazione con Bartolomea - sia bruciata sul rogo. Benedetta ha buon gioco nel manipolare la folla, scatenando l'ira popolare sul nunzio, il quale ha taciuto la sua condizione di appestato. Vizi, intrighi, ipocrisie, dunque, non danno una buona immagine delle istituzioni religiose dell'epoca. Ho apprezzato l'attrice che interpreta Benedetta, Virginie Efira, non solo per l'evidente sensualità, ma anche per la capacità di rendere i mille volti della protagonista, a volte dolce, a volte rabbiosa; a volte apparentemente ingenua, a volte scaltra ed infida. L'anziana badessa che precede Benedetta è interpretata da Charlotte Rampling. Daphnè Patakia è Bartolomea. Molti anni dopo aver diretto "L'Amore E Il Sangue", Paul Verhoeven torna a raccontare con connotazione negativa il remoto passato dell'Europa. Sono tempi molto duri; si muore per un nulla, le sopraffazioni sono cosa quotidiana. Vige la legge del più forte, fisicamente e spiritualmente, e Benedetta, pur nella sua "discutibilità", è un personaggio idoneo al periodo. Da vedere.
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