Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
Il genere della nunsploitation ha avuto un discreto successo a cavallo tra gli anni settanta e ottanta. Si tratta di un fenomeno che coinvolgeva la figura della suora cattolica in contesti pressoché sessuali, atipici e dunque distorti rispetto a ciò che l'immaginario collettivo ci ha abituato a pensare della stessa. Ci voleva un autore poliedrico ed intelligente per riportare in auge il genere, e sono proprio il classicismo dell'erotico e la modernità del dramma verhoeveniano a sottolineare la schiettezza di certe scene riportate su schermo. Tratto da "Atti Impuri", saggio della scrittrice statunitense Judith C. Brown pubblicato nel 1986, la pellicola - ambientata in Toscana - narra le vicende della monaca Benedetta Carlini, che dopo aver presto il posto della badessa accoglie la giovane Bartolomea, la quale chiede disperatamente di entrare in convento a causa delle innumerevoli violenze del padre sulla sua pelle: servitrice di Gesù Cristo e umanamente ipocrita, Benedetta pian piano si lascia ai desideri sessuali di Bartolomea e tra le due nasce qualcosa di più che va oltre il semplice affetto e le docili carezze. "Benedetta" dell'olandese Paul Verhoeven mi ha sinceramente sorpreso. Tralasciando la maniacale e dettagliata ricostruzione storica, che permette di focalizzarci al meglio nel contesto, è giusto sottolineare l'ambivalente accoppiata Virginia Efira-Daphne Patakia, le quali non solo funzionano perfettamente tramite la complicità degli sguardi ma specialmente grazie alla mole di dialoghi che danno credito ad una sceneggiatura forte e che si sposa favolosamente con una regia di altri tempi, con campi e controcampi girati benissimo, camera a mano sempre presente, musiche solide e memorabili ed una cura per la catarsi della tensione alquanto ottima. "Benedetta", seppur pronto per l'uscita in sala nel 2021, ha trovato distribuzione solo in queste settimane per via delle proteste dei gruppi cattolici durante le presentazioni in alcuni festival, fra cui cito quello del New York Film Fest. Film come questi fanno capire quanto ancora il ridosso clericale sia uno dei mali della società contemporanea, poiché favorevole alla censura e alla possibilità che un'opera d'arte possa venir tagliata in due ad ogni costo perché considerata - come in questo caso - blasfema ai più. Ridicolo, specialmente quando la nuda satira di Verhoeven colpisce a segno come nulla fosse, regalandoci quindi uno dei migliori film dell'anno, almeno per quanto mi riguarda.
Voto: 8
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