Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film
Commentare il nuovo film di Fausto Brizzi senza tenere conto delle sue vicende private è quasi impossibile perché al di la dell’interesse suscitato dalla materia dello scandalo che lo ha colpito, non si fatica a immaginare quanto il percorso di accertamento dei fatti e il processo che ne è seguito abbia inciso sulla vita delle persone coinvolte nella vicenda. "Modalità aereo" ci autorizza a occuparcene non per speculare sulle disgrazie altrui ma, contemplando sempre l'orizzonte della Settima arte, per segnalare come, nel caso specifico, il processo creativo compiuto da Brizzi nei confronti di storia e personaggi sia stato influenzato dell'esperienza e, soprattutto, dallo stato d'animo che ne ha accompagnato gli ultimi mesi della sua esistenza, non sappiamo quanto, trasfigurata negli avvenimenti della cornice filmica. Pertanto, più dell'espediente che mette in moto la pochade, ovverosia la perdita del cellulare lasciato nei bagni dell'aeroporto dall'incauto viaggiatore e la conseguente cuccagna dei due inservienti che, entratone in possesso, si sostituiscono a lui, ciò che interessa qui, è focalizzare il percorso narrativo ed esistenziale di Diego (Paolo Ruffini), imprenditore senza scrupoli inaridito dal successo e pronto a calpestare i sentimenti di chiunque gli capiti a tiro, incominciando dal figlio che ne reclama senza successo le attenzioni.
A una prima parte all'insegna di un irredimibile egoismo, in cui Brizzi "arringa" lo spettatore, divertendosi a infierire su difetti - in cui non a caso trova posto un bel po' di misoginia - e intemperanze che fanno del personaggio di Diego una specie di Scrooge contemporaneo (gli avvenimenti hanno inizio alla vigilia di Natale) ne segue una seconda in cui, complice il destino avverso capace di azzerare soldi e certezze, assistiamo alla morte e resurrezione del personaggio, pronto a riconciliarsi con la vita e con gli altri, rinunciando agli antichi peccati. Senza addentrarsi nel merito dei fatti relativi al privato del regista, le coincidenze tra arte e vita, realtà e finzione, saltano all'occhio e non sono cosa da poco poiché, nell'ambito di un prodotto subordinato ai meccanismi dello spettacolo e dunque alla performance dei corpi (di "Lillo" Petrolo ma anche di Paolo Ruffini) e dei tempi comici, in cui lo sguardo sulle cose e sugli uomini è quasi sempre orizzontale - per non parlare di quello della mdp, utilizzata come pura ribalta teatrale - , la vicinanza di un vissuto così bruciante regala alla farsa un retrogusto di sincerità e, dunque, di vita altrove assente nella filmografia del regista.
Che poi, soprattutto nella seconda parte, "Modalità aereo" assomigli di più al Brizzi dei cinepanettoni - di cui lo stesso è stato uno degli sceneggiatori della prima ora - che a quello di "Notte prima degli esami" lo dicono la presenza di una trama esilissima, la costruzione di sequenze, finalizzate a esaltare la battuta ad effetto più che lo sviluppo narrativo, la generale presenza di una grammatica cinematografica volutamente elementare e, ancora, il ricorso a due dei must più tipici del genere come l’esotismo da cartolina - soddisfatto dal viaggio a Sydney che permette a Diego di conoscere Linda, affascinante hostess interpretata dalla rediviva Violante Placido - e il miscult musicale rappresentato dal ripescaggio di Sabrina Salerno e della hit "Boys", che un Lillo in versione karaoke si ritrova a ballare e a cantare accanto alla cantante e show-girl genovese. Una tendenza, quella di rifarsi al formato vanziniano, destinata a stemperarsi al primo giro di boa, quando, dopo la prima ora di proiezione l’alleanza tra "ricchi e poveri" e quindi tra Diego e la coppia costituita da Ivano e Sabino produce un cambio di passo capace di dare seguito a situazioni meno scontate e a una gamma emotiva che, pur a rischio di sentimentalismo, non diventa mai ricattatoria, dimostrandosi in grado di trasformare la risata grossolana in allegra spensieratezza.
(pubblicata su ondacinema.it)
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