Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Pellicola spesso considerata, dagli amanti dei b-movie nostrani, tra le opere di Umberto Lenzi meno riuscite. Occorre tuttavia dire che, nonostante una pessima fotografia di Franco Delli Colli e una sceneggiatura (firmata da una sedicente Cinthia McGavin, ma più verosimilmente dallo stesso regista) colma di difetti, “La Casa 3” presenta quel contenuto minimo considerarsi quanto meno vedibile.
Prodotta dalla Filmirage di Joe D’Amato - casa produttrice che, a parte “Deliria” di Michele Soavi, non ha di certo sfornato capolavori – si tratta di un horror con qualche momento splatter (l’apice si tocca con una ragazza divisa in due da una specie di ghigliottina) e con una regia televisiva, ma sufficientemente curata.
Lo script snocciola una serie interminabile di gradite citazioni, da “L’Aldilà” di Fulci (mani che spuntano dai muri; casa maledetta) a “La Notte dei Morti Viventi” (scena con il pazzo che bracca una ragazza in un cimitero), da “Paura nella città dei morti viventi” (tipo che si impicca nel cimitero; ragazza che lacrima sangue) a “Inferno” (la morte armata di coltello; pazzo che corre con una mannaia in mano) e “Phenomena” (tipo che cade in una brodaglia contenente resti umani). Più velate le citazioni a “Il Presagio” (cani ringhiosi) e “Profondo Rosso” (pupazzo che preannuncia gli omicidi). A dare fastidio, però, non è tanto il senso di dejà vù, piuttosto la presenza di alcuni scambi di battute piuttosto banali e, soprattutto, l’atteggiamento dei vari personaggi (che, pur di mettersi nei guai, fanno tutto ciò che chiunque sulla faccia della Terra non farebbe) e una serie di superficialità che sarebbe stato preferibile evitare (tipo la polizia che non isola la scena del delitto o il fatto che nella casa, disabitata da decenni, siano ancora funzionanti luce e acqua).
Al di là di quanto specificato, oltre a una mancanza di snodi che possano sorprendere lo spettatore, il film ha il pregio di mostrare un certo gusto per il macabro che lo solleva dalla mediocrità più assoluta. Resta il rammarico per la scialba fotografia (a tratti pessima) e per non aver impiegato scenografie (magari con nebbie o con atmosfere più cupe), vista la presenza del solitamente capace Massimo Lentini, funzionali a incrementare la componente fantastico/esoterica.
Mediocri le interpretazioni degli attori, tra cui si segnalano Lara Wendel(già vista nel pessimo “Killing Birds” e nel thriller “Morirai a Mezzanotte”) e il veterano Donald O’Brien (“Zombi Holocaust”, “Corri, Uomo, Corri”). La colonna sonora di Pietro Montanari può dirsi sufficiente (anche se la litania che viene riproposta di continuo durante la visione tende, alla lunga, a innervosire lo spettatore).
Tirando le somme, “La Casa 3” alias “Ghosthouse” + un horror senza troppe pretese che parte piano, senza un soggetto capace di proporre snodi e colpi di scena, ma che si chiude da classico horror italico. Non perfettamente riuscito, ma si è visto di peggio. Voto: 5+
Dialoghi; atteggiamento dei protagonisti; qualche snodo nel soggetto per scongiurare la piattezza che contraddistingue la prima parte dell'opera.
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