Regia di Bai Xue vedi scheda film
Far East Film Festival 21 – Udine.
Chiunque coltiva dei sogni. Nelle aree geografiche più sviluppate è mediamente tutto più semplice, mentre in quelle più depresse è già un successo mettere insieme il pranzo con la cena. In mezzo a questa sommaria divisione, sussiste un’estesa terra di mezzo, nella quale realtà sociali agli antipodi, per tenore di vita e certezze, vivono a contatto, dove il progresso avanza voracemente perdendo dei pezzi. Per costoro, intrappolati come sono in un oblio inaccettabile, ogni rinuncia è dolorosa, spingendoli ad andare oltre le regole per vedere avverati i propri desideri, senza calcolare per filo e per segno le conseguenze delle loro azioni. Difficilmente una condizione del genere resiste abbastanza tempo da materializzare un lieto fine, almeno non nella forma immaginata.
Peipei (Huang Yao) è una sedicenne che vive a Shenzen con la madre alcolizzata e frequenta la scuola a Hong Kong, attraversando quotidianamente il confine che divide le due aree.
La sua vita cambia quando, insieme all’amica del cuore, partecipa a una festa, durante la quale conosce Hao (Sunny Sun), di cui s’invaghisce, e i suoi amici dediti a una piccola attività di contrabbando di iPhone, condotta proprio passando per quella barriera divisoria che conosce a menadito.
Bisognosa di denaro, innanzitutto per concretizzare il sogno di volare in Giappone per una vacanza natalizia, si propone come corriere.
Dopo la naturale tensione delle prime volte, per un periodo tutto procede senza imprevisti, ma le avversità busseranno alla sua porta, cambiando completamente le sue prospettive a breve termine.
Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Capita, come preventivabile, alla protagonista Peipei, ma non a The crossing, un’opera prima estremamente concreta, diretta da Bai Xue, una giovane regista che bandisce gli indugi e mette con decisione il dito nella piaga delle contraddizioni che punteggiano una zona geografica con un’alta densità di popolazione e soggetta a una rapida evoluzione.
Ciò avviene seguendo pedissequamente il punto di vista di Peipei, una figura che esprime numerosi sentimenti, con un ritratto puntualmente dolce e amaro, teso e amorevole, al punto da esercitare un coinvolgimento totale.
Come lei, The crossing è scaltro, ha una progressione inarrestabile che guarda sempre in avanti, cambiando pelle senza generare alcun tipo di non seguitur. Così, il dramma di una famiglia assente ingiustificata colpisce al cuore, l’attività di contrabbando tiene ripetutamente con il fiato sospeso, le apprensioni tipicamente giovanili non risultano artefatte e i brevi squarci di luce irradiano la scena senza assumere connotati pretestuosi.
Un dedalo coeso, che accusa smagliature solo in corrispondenza dell’epilogo, quando richiama in ballo troppi elementi per configurare un senso compiuto ai tanti rapporti aperti, ma si tratta di un’abbondanza da attribuire esclusivamente alla generosità. Un tributo consono, per non dire doveroso, nei confronti di un personaggio d’incontaminata vitalità, costretto a crescere prima del tempo, inesperto ma senza paura di sbagliare, disposto a tutto pur di evadere da un acquario umano che le impone confini ristretti e inaccettabili, per conquistare qualcosa da sentire finalmente suo.
Trepidante e spettinato, con il sapore della vita vera (una rarità quando il focus riguarda gli adolescenti).
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