Regia di Wim Wenders vedi scheda film
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Nero
Epilogo.
Nicholas Ray (Nick) muore lavorando per un film, e forse è la morte che avrebbe (che ha) scelto, se avesse potuto scegliere. Il suo amico tedesco Wim lo sa e collabora a mettere su pellicola quest'opera estrema - com'è stato più volte scritto - che sfida l'estremo tabù del cinema, la morte trionfante, ma senza frullana, quella che scava dentro e costringe l'autore protagonista, ma che è anche il soggetto stesso del film, a tossire in continuazione, a soffrire, ad offrirsi comunque alla macchina da presa, a mostrarsi, nonostante la propria volontà d'artista, sempre più insofferente con l'approssimarsi della morte.
Ed è proprio la morte dell'amico americano che permette la nascita di un film, a suo tempo accusato di cinismo, per l'apparente freddezza con la quale Wenders gira gli ultimi giorni di vita di un regista tanto scomodo e controcorrente da andare a vivere, diversamente dalla stragrande maggioranza dei colleghi, a New York, anziché a Hollywood. Ma il presunto cinismo di Wenders si estende allora a sé stesso, poiché il regista tedesco filma anche il proprio imbarazzo di fronte alla morte di un amico, verso il quale riesce a non dimostrare né pena né compassione.
Ma, a parte la morte di Nick, con Lampi sull'acqua (il titolo che avrebbe voluto Ray) Wenders sancisce, secondo me, anche la morte del proprio cinema, o quanto meno della fase più creativa della propria carriera. Dopo Nick's Movie, solo Lo stato delle cose si dimostrerà all'altezza dei primi lavori wendersiani; ma quest'ultimo, non a caso, è figlio dell'esperienza che il regista affrontò durante le riprese di Hammett: indagine a Chinatown, proprio il film che stava girando a Hollywood contemporaneamente allo stesso Nick's Movie.
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