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Nick's Movie. Lampi sull'acqua

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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La recensione su Nick's Movie. Lampi sull'acqua

di luisasalvi
6 stelle

La morte di Ray, filmata in diretta o recitata poco prima, altri episodi poco dopo la diretta, in un gioco tra finzione e realtà a volte stancamente intellettuale, altre volte cinico. La sensazione è sgradevole, e forse esprime bene il disagio di Wenders nel filmare la morte dell'amico, ma forse resta solo un documento. Da rivedere ancora per verificare.

Da parte di Wenders possono esserci molte ragioni per girare e poi presentare il film, buone o cattive, comunque comprensibili. Ma mi chiedo cosa può aver mosso Ray a farlo; la prima e più facile spiegazione che mi suggerisce la visione del film è uno stanco abbandonarsi all'avidità di Wenders, per mancanza di energia e di interessi personali: nel film Ray appare così, molto diverso da come appariva nei suoi film; del resto, da una ventina d'anni non dirigeva più film e si limitava a lezioni di cinema, tenute forse solo per lo stipendio, senza credere a ciò che faceva. Il titolo dell'unico film girato in questo periodo, con i suoi allievi, e riesaminato in questo, è significativo: We Can't Go Home Again. Ma per cercare di leggere il film come opera di Ray, se è anche sua, devo, almeno in prima istanza, collegarlo ai precedenti; tanto più che Ray lo propone nel film stesso come un ritrovamento della propria identità, se non proprio un "tornare indietro", che il precedente film dichiara impossibile, almeno un chiarire e aggiornare la prospettiva precedente, che era pur stata la sua identità di regista e di uomo. Credo di aver individuato un aspetto centrale dei suoi film nella constatazione dolente della violenza, ingiustificata, ma spiegata come prodotta da solitudine e da mancanza di amore; anche se poco per volta si affaccia la constatazione di cause diverse, di persone portate più di altre alla violenza, quasi inevitabile; ma l'amore riesce a rompere il circolo di solitudine e violenza, fornisce esempi di speranza che aiutano altri a cambiare, a ritrovare speranze e energie. Forse in ogni film c'è qualche morte che aiuta chi resta (e indirettamente soprattutto il pubblico) a capire o a vivere meglio; una prospettiva forse diversa e più amara in Il dominatore di Chicago, che mi pare confermare il dubbio, che già affiorava in altri film, che alcuni individui sono votati irrimediabilmente alla violenza, o per cinico egoismo, come il dominatore del titolo (Rico, tradotto in John nella versione italiana), o per psicosi o follia, come Cookie La Motta; ma a maggior ragione la loro parte diventa necessaria e utile per un miglioramento della società; Thomas, l'abile avvocato protagonista del film, si serve di retorica e di sentimentalismi, prima per sedurre le giurie a favore di criminali, poi finalmente "a fin di bene" per ingannare John e trattenerlo in attesa dell'arrivo della polizia.

In linea con questo percorso, per Ray anche la propria morte deve venir utilizzata come lezione positiva per il pubblico. Sta morendo, fra grandi sofferenze, per un tumore ai polmoni. La cosa più sconcertante nelle immagini del suo corpo lacerato dalla malattia e tormentato dal dolore, è il fatto che abbia sempre la sigaretta accesa, o che se la stia accendendo, anche mentre geme di dolore. Non è un caso; anzi, è rilevato anche nelle parole, nel riproporre alcune scene delle sue sofferenze, prima viste come reali poi riviste come recitate. Ray sa, come ormai sanno tutti, che il fumo è la principale e più sicura causa del tumore ai polmoni; immerso nel dolore della malattia, forse ritiene che il suo ultimo messaggio possa essere volto ad alleviare i dolori che lui sta provando, anziché a lasciare messaggi spirituali diversi, già proposti in altri film, forse travisati dal pubblico e dalla critica; del resto, anche così, il messaggio ultimo proposto in chi riconosce questo come scopo del film che Ray sta girando sulla propria morte, diventa ancora una volta quello di lasciare un messaggio d'amore che aiuti a vivere meglio; messaggio legato alle possibilità del momento e delle persone: nello stato in cui si trova Ray ora il più efficace può essere proprio quello di convincere il pubblico, almeno qualcuno del pubblico, a smettere di fumare. Che non è poco: una lezione di umiltà data nei film precedenti è quella di attenersi a scopi modesti, anziché coltivare alte ambizioni frustranti; anche qui ripropone il tema della presunzione e delle ambizioni frustranti.

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