Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Ci sono molti equivoci alla base di uno dei film più controversi del già di per sé controverso Wim Wenders: fino a che punto un regista è legittimato a filmare qualcosa? Quando parte la pornografia del dolore? La morte, e tutto quel che comporta, è filmabile? Ma i dubbi non finiscono qui, perché complice di Wenders è il mastodontico Nicholas Ray, malato terminale di cancro e da anni fuori dal giro che conta, che si pone di fronte (e dietro) alla mdp con la vivacità di chi ha tante cose da dire e la dignità di chi vuole ancora avere voce in capitolo. Chi ha usato chi? Wenders l’amico Ray per estrapolare un prototipo di mockumentary unico nel suo genere? O Ray l’amico Wenders per diventare la star di un film che inonda in maniera devastante con la sua presenza e soprattutto con la sua assenza?
Complesso quanto doloroso, ambiguo quanto lucido, è anche il confronto fra il mite Wenders e l’esuberante Ray, tra il più perplesso regista tedesco e il più pacificato autore americano, e pure una riflessione sul cinema e sul suo segreto, venata di malinconica nostalgia e di affetto indubbio. I dubbi sopraggiungono quando Ray si ritrova da solo di fronte al pubblico, con benda nera all’occhio destro, volto scavato dalla malattia e sofferenza dilagante: è giusto che un momento così tragico sia stato non solo filmato ma anche reso pubblico?
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