Regia di Wim Wenders vedi scheda film
" Wenders mostra il lavoro del corpo, il suo avvicinarsi a un limite decisivo, la morte. Lo svolgersi fisiologico del tempo all'interno dei corpi in movimento " ( Enrico Ghezzi )
Nick Ray amava talmente il cinema da dedicargli gli ultimi momenti di vita. Wim Wenders stimava talmente il collega da scegliere di aiutarlo nel completare il suo testamento artistico. Gli ultimi giorni del regista americano sono tormentati dai dolori fisici ma anche dalla volontà di lavorare di creare una storia di realizzare l'ultimo film. L'amico tedesco si porta dietro per tutta l'opera i suoi dubbi sulla opportunità di riprendere il vecchio Ray nelle sue condizioni, ma sarà lo stesso amico americano ad esigere che tutto sia filmato al costo di perdere ogni momento di intimità. Tutto il film sembra muoversi in perfetto equilibrio tra due cose veramente inconciliabili, le vicende strettamente personali e tragiche e i problemi legati alla finzione del cinema. La vita e l'arte sembrano intrecciarsi così bene che qaundo Ray viene ricoverato in ospedale sei convinto che Wenders non trovi nessuno in casa. Quasi mai un film riesce a restituirti l'impressione dell'intimità, il cinema è sempre l'opposto non sei mai da solo. I due riescono ad evitare l'accusa di morbosità per la sincerità del sentimento, l'americano vuole stare dentro alla sua passione fino alla fine con la sua benda, il tedesco non vuole altro che rispettare le sue ultime volontà. Un opera che muovendosi sul modello felliniano dello svelamento chiarisce quello che c'è e soprattutto chi c'è dietro la macchina da presa. Un opera che riesce a regalarci gli ultimi momenti di un grande uomo di cinema e che al mezzo ha dedicato questa intimità condividendola senza preoccuparsi che il cut arrivi troppo presto o troppo tardi.
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