Regia di Pella Kagerman, Hugo Lilja vedi scheda film
From mankind to endless void.
La storia di un traghetto Messina - Villa San Giovanni che diventa suo malgrado la Mary Celeste…
1ª Ora.
Trasbordo. Viaggio di routine.
Un film che inizia con un fottuto ascensore spaziale (tipo “Ad Astra”) come potrebbe non conquistarm’immantinent’el corazón?
1ª Settimana.
Velocità di crociera. Fatalità non prevedibile.
“Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi.” – Robert Oppenheimer (Manhattan Project) / BhagavadGita (MahabHarata)
Il carburante fissile, derivato dalle nucleari sperimentazioni guerresche (dalla seconda alla terza guerra mondiale: “Fu durante l'autunno. Le pietre erano vetrificate. Tutto ciò che poteva bruciare diventò cenere.”), viene espulso pochi giorni dopo la partenza: il danno inflitto al motore dell’astronave (resa per questo generazionale), provocato da un detrito spaziale antropico appartenente a una nube di cascami, lacerti e rigaglie che, in orbita d’oltre Lagrange, crede fermamente nella sindrome di Kessler, è irreparabile: per salvare nell’immediatezza la vita di equipaggio e passeggeri d’ora in poi la rotta perseguirà una perenne deriva, senza combustibile né di conseguenz’alcuna spinta ulteriore oltre a quella iniziale/inerziale: “Chissà cosa ci stanno a fare ancora tutti quei piloti al timone in sala comando?”.
1° anno.
Viaggio senza meta.
Della frase “la speranza è l’ultima a morire” troppo spesso ci si sofferma sulla parola speranza e non sul morire…
3° anno.
Meglio soli che male accompagnati.
La razza umana è talmente messa male che persino le menti senzienti e consapevoli delle Intelligenze Artificiali preferiscono il suicidio - povera Mima(Robe)! - al dover ascoltare ogni giorno le nostre lagne cosmiche.
5° anno.
Routine (di nuovo). Si sopravvive a tutto.
Fino a quando non si sopravvive, più.
10° anno.
Routine (nuovamente ancora).
Nulla da segnalare, niente.
24° anno.
Si sopravvive a stento.
Le preghiere sono diventate gli ultimi respiri, e viceversa.
[Da “High Life” di Claire Denis a “the Whispering Star (Hiso Hiso Boshi)” di Sion Sono.]
5.981.407° anno.
A circa 1.207 anni luce di distanza dalla Terra e da Sol (tenendo presente che c’è un cambio di vettura da effettuare alla stazione di Verona Porta Nuova, ma più o meno il tragitto quello è), considerando come costante il fattore di spinta di 64 km/s (ma io di Chefone mi fiderei poco, a prescindere), e dunque 5.981.407 * 2.018.304.000 / 9.460.800.000.000 (tempo * distanza / costante = anni luce percorsi, ovvero: anni trascorsi * distanza percorsa / 1 anno luce = anni luce percorsi) in direzione (apparente) della Lyra (che casualmente e viceversa, già nell’epico componimento di Martinson - vedi più avanti, qui sotto -, sarà la medesima, dirottata dal caso, verso cui si dirigerà Aniara), ecco che infine il resosi ‘Oumuamua (il vero primo oggetto interstellare riconosciuto come tale che ha visitato il Sistema Solare è stato scoperto proprio mentre il film era in corso di lavorazione) trova una casa, incinto a sua volta di un baby-suppostone ‘Oumuamua Jr. (più antico di ciò che lo ha incrociato, raccolto e contenuto).
Per il loro esordio combinato nel lungometraggio, Pella Kagerman e Hugo Lilja, dopo aver entrambi scritto e diretto indipendentemente una manciata di corti, e prima di sfornarne ognuno un altro, rispettivamente “Reckless”, sul riscaldamento globale ed il conseguente innalzamento del livello medio dei mari, e “Folly”, sulle I.A. al governo, adattano l’omonimo poema distopico (già citato poco fa, qui sopra) composto durante la prima metà degli anni ‘50 da Harry Martinson per poi essere pubblicato nella forma definitiva, suddiviso nei suoi 103 canti, nel 1956 (e che già ebbe una precedente trasposizione musical-avanguardista nel 1960 ad opera di Arne Arnbom, praticamente uno Studio Uno all’LSD diretto da Elio Petri con Carmelo Bene, Mina e Romolo Valli), mettendo in scena con "Aniara" un’epopea di resilienza (dalla pervicace speranza all’accontentarsi del primato dell'arrivare là, ove alcun essere umano è mai giunto prima: “Punt e Tiro, Vinland e da Gama, N.A.S.A. e Aniara”, Egitto e Libano, Nord e Sud America e le Indie, la Luna e Marte, e poi le stelle) nella quale la scienza è ostacolata dalla leader-ship (un misto di fascismo, maoismo e monoteismo: gl’insegnanti di scienze servono, ma che non rompano troppo i coglioni, eh), e la religione si rifugia e trasfigura nel sesso e non nel bigottamente ottuso e ignorante fondamentalismo risultando anche così, tutt’al più, una magra consolazione verso e durante la fine.
Emelie Garbers (innegabilmente una twin stranger di Isabella Ragonese, in attesa del proverbiale buon film di fantascienza made in Italy) è una più che valida e quasi sempre ottima se non eccellente protagonista. Al suo fianco Bianca Cruzeiro (una pilota, sua compagna di vita), Anneli Martini (un’astronoma) e Arvin Kananian (il capitano).
Fotografia di Sophie Winqvist, montaggio della stessa Pella Kagerman con Björn Kessler e Michal Leszczylowski, musiche di Alexander Berg. Prodotto da Annika Rogell.
There is protection from near everything,
from fire and damages by storm and frost,
oh, add whichever blows may come to mind.
But there is no protection from mankind.
Con un silenzioso, placido e lussureggiante benvenuto ai fossili termina così l’avventura dei nostri (c)argo-nauti: non con un bang, e senza nemmeno troppi lamenti: la mascella d’osso è muta, la polvere, gravida di storia, gravita inerte.
I had meant to make them an Edenic place,
but since we left the one we had destroyed
our only home became the night of space
where no god heard us in the endless void.
Film inserito in Big Dumb Object (qui a guisa di sarcofago, forse due).
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