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Festa per il compleanno del caro amico Harold

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Festa per il compleanno del caro amico Harold

di Baliverna
8 stelle

Come sempre Friedekin non delude. Qui gira un film dall'impianto teatrale (si svolge quasi tutto in un appartamento con terrazza), ma che pure è cinema in senso proprio. Siccome mi era piaciuto "Cruising", ho pensato di provare anche con questo.
Mi pare che il nucleo tematico del film sia proprio l'omosessualità maschile. I personaggi sono ben definiti nella loro individualità, specialmente il proprietario dell'appartamento, che è un po' il protagonista, e l'amico che si è intromesso nella festa. I vari invitati si differenziano l'uno dall'altro anche per il modo in cui vivono la propria omosessualità, la diversa forza di questa inclinazione in ciascuno, e se si sentano a loro agio con essa o no: c'è chi ci vive tranquillamente calato dentro, chi vi si sente a disagio come se qualcosa non quadrasse, chi cerca di negarla a se stesso, e chi ne è orgoglioso esorta tutti ad esserlo. Tra loro ci sono anche un ex-eterosessuale sposato con figli, che gradualmente ha sentito dentro di sé un'inclinazione omosessuale, e infine ha deciso di lasciare la moglie per un uomo. Un altro,  (l'intruso), anche lui sposato con prole, ha una certa inclinazione latente, non troppo forte, che però comunque cerca di negare a se stesso. Infine, c'è quello che, oltre che ad essere omosessuale senza conflitti ineriori, è pure effeminato nel modo di fare.
E' abbastanza evidente che gli invitati al festino rappresentano ciascuno una condizione tipica degli omosessuali. Secondo me è interessante notare il percorso del protagonista. Ad un certo punto si accorge che l'amico intruso cerca di negare la sua inclinazione latente, e forse per lo stesso motivo non sopporta il comportamento effeminato di uno di loro. Cerca quindi in tutti i modi di fargli ammettere la sua omosessualità (anche se la pace che fa con la moglie testimonia la prevalenza dell'inclinazione eterosessuale), e giunge ad arrabbiarsi di brutto quando questi si rifiuta. Alla fine, però, scoppiando in lacrime, ammette amaramente di avere egli stesso un disagio e un conflitto interiore con la propria di omosessualità. Forse dunque tentava di rinfrancarsi facendo ammettere a tutti la propria indivisa omosessualità, nella cui direzione va anche il gioco delle telefonate.
Di carne al fuoco ce n'è parecchia, e il film si presta a molte riflessioni. Si può anche dire che non è un'opera a tesi di cui tenta di convincere lo spettatore. La pellicola cerca se mai di mettere a fuoco i vari aspetti dell'omosessualità e i conflitti interiori che in taluni provoca; questa mi sembra un'impostazione apprezzabile. Per il resto, è ben diretto e per nulla noioso, nonostante sia girato in spazi chiusi e basato sui dialoghi.
PS: nemmeno un'attrice donna.

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