Regia di William Friedkin vedi scheda film
Innegabilmente un lavoro ben fatto che offre una rappresentazione trasversale e impeccabile della società con le sue ipocrisie. Paradossalmente, l'aspetto omosessuale della faccenda è probabilmente quello meno interessante. I gay vengono qui ridicolizzati per molti versi e si assiste al solito prontuario di battutine idiote che raramente fanno ridere o sorridere, è invece l'ambito più serioso e psicologico della messa in scena quello che offre gli spunti più interessanti. A prescindere dalla sessualità, i protagonisti della festa hanno tutti una personalità diversa, sfaccettata e, ciò che più conta, hanno tutti delle debolezze più o meno manifeste che cercano di nascondere e camuffare. Ognuno di loro ha il suo momento al centro del palco e lo sfrutta e interpreta al meglio, mostrando che la sua debolezza è spesso la debolezza dell'uomo medio quando non quella dell'intera società. La presenza di Allan, quest'iniezione di normalità che provoca un agglutinazione totale e devastante, è solo un pretesto per scuotere l'intruglio chimico e portarlo alla detonazione; un pretesto verosimile e forse l'unico vero atto di denuncia omosessuale della pellicola. Il risultato è di grande impatto teatrale, forse con qualche momento di stanca ma nel complesso godibile e da vedere. Come molti film tratti da opere teatrali (la mente corre veloce a Chi ha paura di Virginia Woolf?) anche questo gioca le sue carte sulle dinamiche psicologiche, la potenza introspettiva dei dialoghi e soprattutto interpreti davvero straordinari. Voto: 7,5.
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