Regia di Andrea Adriatico vedi scheda film
Mario Mieli è stato senza dubbio un pioniere per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali in un Paese come il nostro, cattolico e bacchettone. Peccato che il biopic che ne racconta la breve traiettoria esistenziale (si suicidò nel 1983 ad appena trent’anni) insista moltissimo sulla dimensione più macchiettistica del personaggio, ulteriormente calcata (per un confronto con il “vero” Mario Mieli basta andare a cercare qualche video su YouTube) dall’interpretazione in perenne overacting dell’esordiente Nicola Di Benedetto, che non risponde all’originale neppure nella locandina del film, dove è smaccatamente photoshoppato.
Il copione di Grazia Verasani, Stefano Casi e Andrea Adriatico disegna il ritratto del rampollo di una ricca famiglia di industriali ebrei che fatica a tenere a bada l’irrequietezza e l’esuberanza sessuale di Mario, che nel film ci viene quasi sempre consegnato nella versione di un indomabile eonismo, isterico e fortemente aderente al cliché della checca, non così distante dalle autoparodie di personaggi come Platinette. Ed è un vero peccato, perché la dimensione intellettuale di Mieli, le riflessioni contenute in opere come Elementi di critica omosessuale o Il risveglio dei faraoni sono relegati a mero ornamento. Un pessimo servizio alla causa dei diritti LGBT.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta