Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Mai esclusivamente cinefilo ma capace di assorbire le evocazioni e le suggestioni di più forme d’arte, il cinema di Scola trova in Ballando ballando un imprevisto luogo ideale per esprimersi liberamente. Film difficile e anomalo, retto da una struttura di cui si percepisce la temeraria programmaticità, rinuncia alla parola e sceglie la musica come unica comunicazione possibile tra i personaggi, fumetti dalla buffa fisionomia che accidentalmente sono anche esseri umani (un cast di mimi, ballerini, attori). L’onirismo naturalmente determinato dalla danza coglie il potenziale lirico di una cavalcata lunga un quarto di secolo di storia francese (e forse pensato proprio per la Francia), narrato con i crismi della commedia all’italiana e le forme delle comiche mute o dei disegni d’altri tempi (ci sono Ruggero Maccari e Furio Scarpelli ad affiancare Scola, assieme a Jean-Claude Penchenat), l’eleganza di un musical d’oltreoceano e la tenerezza scoliana nei confronti dell’umano.
Tour de force musicale per Vladimir Cosna con Armando Trovajoli, preziosi contributi non banalmente pedanti nella ricostruzione scenografica di Luciano Ricceri, nei costumi raffinati di Ezio Altieri e nella fotografia luminosa benché al chiuso di Riccardo Aronovich ma soprattutto grosso lavoro di Raimondo Crociani che sa conferire il giusto ritmo ad un film che si fonda sulle conseguenze del ritmo. Poco italiano e talmente francese che fu candidato all’Oscar dalla coproduzione algerina come miglior film straniero (la terza volta per Scola).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta