Regia di Aurelio Grimaldi vedi scheda film
Un pasticcio quasi indescrivibile, questo di Aurelio Grimaldi, regista altrove interessante e comunque, quasi sempre, tutt'altro che banale.
Sembra di essere di fronte a una versione ad usum delphini della vicenda Moro, a una sorta di Bignami per spettatori americani. Il guaio (o meglio: uno dei guai) è che se lo spettatore americano (o canadese, o uruguayano o perfino lo stesso delfino) beneficiario del film di Grimaldi non conosce già la materia trattata rischia seriamente di non capirci niente.
La vicenda è già ingarbugliata di per sé, figuriamoci cosa se ne può comprendere condensandola in meno di due ore ed aggiungendovi una sorta di cornice ambientata in una sezione romana del PCI, dove i militanti discutono se il partito debba o meno appoggiare il nascente governo Andreotti.
Il didascalismo la fa da padrone anche nel dibattito interno alle Brigate Rosse riguardo alla necessità o meno di uccidere l'ostaggio e alla fine l'unica cosa riuscita del film è il titolo, preso da una delle missive scritte da Aldo Moro nei giorni della sua prigionia. (7 aprile 2018)
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