Regia di Atom Egoyan vedi scheda film
E' un thriller dell'anima, un melodramma o una carezza soffice come la neve?
Il film meno morboso di Egoyan; il precedente "Exotica" era un film sul voyeurismo,sulla solitudine, uno dei film più strani e misteriosi, tersi e cupi ma anche dolci e allucinati, di un'allucinazione statica e profonda che si sente nel cervello più che nell'anima; che abbia visto.
Questo discorso può valere anche per "The sweet hereafter".
Così emaciato, così cinico, così addolorato: è dura da digerire per un campione dell'umorismo come lui.
Regista sensibile, provocatorio e dal registro musicale inusuale, che richiede uno sfrozo di comprensione, di attenzione più a se stesso che non allo spettatore che ammira sconsolato questo cinema così involuto, caldo, e solenne che tutto preclude, vuole dimostrare a tutti i costi di aver trovato una giusta dimensione per poter rappresentare un dolore così grande, una giusta forma drammaturgica. C'è riuscito con il risultato di aver girato un film che è uno scavo nell'anima denudata fino ai minimi termini. Farà poi bene tutto questa frddezza stilistca? oppure è l'unico modo con cui un autore può salvarsi dal conformsimo imperante dei melodrammi "da festival", dalla spettacolarizzazione del cinema hollywoodiano? Perchè tutta questa attesa, questa sospensione nel vuoto?
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