Regia di Curtis Hanson vedi scheda film
Il regista Curtis Hanson sforna un film poliziesco venato di noir senza sbavature, in cui ogni singolo meccanismo fuziona alla perfezione. La sceneggiatura è tratta dal romanzo di James Ellroy ed è stata adattata a quattro mani dal regista e da Brian Helgeland, screenwriter di indubbio spessore (si veda il successivo e ottimo Mystic River). La storia è ambientata nel 1953, ma Hanson non cade nella trappola del già visto: lascia pochissimo spazio ai dettagli di scarsa importanza concentrandosi sulla trama e sui personaggi. Appunto, la trama. Non era facile ricavare dal mastodontico romanzo di Ellroy una storia comprimibile in due ore di racconto, ma il regista ed Helgeland ci sono riusciti alla perfezione. L'intreccio è estremamente complicato, la matassa della trama si dipana in più punti e lo spettatore rischia quasi di perdersi. Già, quasi, perché la soluzione a cui si giunge fa combaciare tutto alla perfezione, ogni ingranaggio viene spiegato e nessun punto della storia rimane buio, senza essere adeguatamente esplicato, con numerosi colpi di scena inseriti nei punti più inaspettati ed una sorpresa conclusiva veramente di effetto. Ma l'eccellente riuscita di questo capolavoro è dovuta anche ad un cast assolutamente fenomenale. Ai tempi in cui il film uscì, Russell Crowe e Guy Pearce, due spigolosi attori australiani, non erano ancora conosciuti dal grande pubblico, e con questo film la loro carriera fu definitivamente lanciata. Di lì a poco Crowe avrebbe vinto il suo Oscar, mentre Pearce si sarebbe fatto ulteriormente apprezzare nella sua efficace prova in Memento. Tornando a L.A. il terzetto di protagonisti (Spacey, e appunto i due aussies) giganteggia. Kevin Spacey, fresco di Oscar per I Soliti Sospetti, regala una prova eccezionale, fatta di sottrazioni, con almeno una dozzina di momenti memorabili (l'incontro con la vera Lana Turner per dirne uno). Guy Pearce ha la faccia e il portamento ideale per interpretare il suo personaggio, distinto, freddo e formale fuori, fuoco vivo dentro. Russell Crowe è Russell Crowe: muscoli, palle, grinta a volontà, ma sotto la durissima scorza nasconde un lato sensibile che riesce a rendere con autentica bravura (forse è a tutt'oggi la sua migliore interpretazione). I non-protagonisti (si fa per dire) se la cavano altrettanto bene: James Cromwell è spaventoso, un volto buono che cela qualche segreto, David Strathairn è un sornione di prima qualità e aderisce perfettamente al suo Pierce Patchett, e Danny DeVito fa sempre poco (in termini di quantità) ma lo fa divinamente. Su tutti si staglia una meravigliosa Kim Basinger, intensa e alle prese con un personaggio ricalcato su di lei. Se la trama sulla storia è complessa ma efficace, non vanno dimenticate le meravigliose scene d'azione, fulminee, frenetiche e di impatto mostruoso. La sparatoria conclusiva al Victory Motel è da manuale del cinema, vista anche la magistrale fotografia del nostro Dante Spinotti, che fa filtrare la (poca) luce attraverso i fori dei proiettili, senza alcun "aiuto esterno" (nel 1997 il digitale era ancora gli inizi). Questo film, acclamato in tutto il mondo, ha avuto un'unica grande sfortuna: essere capitato agli Oscar nell'anno di Titanic. Il film di Hanson ha portato a casa solo due statuette (meritatissime) per la sceneggiatura e per Kim Basinger, ma probabilmente se fosse uscito un altro anno avrebbe tranquillamente potuto vincere molto di più. 10 e lode!
Straordinarie canzoni dell'epoca, tra cui spicca Dean Martin, simile al personaggio di Kevin Spacey. La colonna sonora è efficace nelle scene d'azione, un po' meno nelle fasi interlocutorie.
Capolavoro. Non c'è nulla da aggiungere.
Non una virgola fuori posto; attenta, intelligente.
Personaggio difficile, anche sgradevole, ma Spacey è monumentale come sempre.
Il personaggio di Lynn è nato per lei. Pochi minuti sullo schermo ma tanta qualità.
Chi, se non lui, poteva interpretare il poliziotto violento e irascibile? Riesce a rendere i risvolti più sensibili del suo Bud White con precisione, senza mai andare sopra le righe. Probabilmente la sua migliore interpretazione.
Baffetti e sguardo alla Clark Gable. Hanson ha trovato il volto giusto per un personaggio così viscido e doppiogiochista.
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