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L.A. Confidential

Regia di Curtis Hanson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L.A. Confidential

di Ethan01
9 stelle

Nella Los Angeles degli anni cinquanta, tre agenti di polizia profondamente diversi tra loro (Crowe, Pearce e Spacey), indagano, ciascuno per conto proprio, sulla strage avvenuta nella caffetteria "Nite Owl", in cui è rimasto ucciso anche un ex-agente di polizia (Beckel). Ma c'è qualcuno in città che non vuole che la verità venga a galla, e fa di tutto per ostacolare le indagini.

Una metropoli all'apparenza lussureggiante, ma che sotto la sua patina cela un'anima corrotta e putrescente (come i cadaveri nascosti nelle cantine di certe belle villette), che comprende poliziotti violenti che agiscono al di sopra (o al di là) della legge, traffici di droga e prostituzione, giornalisti che si nutrono di scandali e di ogni genere di spazzatura che possa fruttare denaro, legami tra la malavita organizzata e i detentori del potere, e chi più ne ha più ne metta.

Il romanzo di James Ellroy pesca a fondo nel torbido che caratterizzò la "Città degli Angeli" negli anni cinquanta, e in questo caso non poteva trovare riduzione migliore: Curtis Hanson, pur non essendo un maestro del cinema, ha buon gioco nell'adattare il romanzo di Ellroy (insieme a Brian Helgeland), e a semplificarlo senza però snaturarne il nucleo essenziale. Ma ha soprattutto il merito di gestire le oltre due ore di durata della pellicola senza un momento di stanca, grazie ad una regia classica e di grande vigore, che, nonostante tutto, non si perde nei meandri della trama e sa catturare l'attenzione dello spettatore attraverso un graduale ma inesorabile crescendo, fino alla risolutiva resa dei conti finale.

Cast eccezionale utilizzato al meglio: Kevin Spacey ruba la scena nella parte del poliziotto maneggione in cerca di riscatto, Danny De Vito interpreta un ruolo che sembra essere stato scritto su misura per il suo istrionismo, come anche il granitico Russell Crowe, indovinatissimo nei panni del poliziotto dai metodi violenti, al quale fa da contraltare un volutamente antipatico Guy Pearce con i suoi metodi fin troppo "ortodossi", senza dimenticare l'ottimo James Cromwell, nei panni del capo della polizia Smith.

Confezione di gran classe: fotografia di Dante Spinotti, colonna sonora (in verità non molto presente) di Jerry Goldsmith, che, non a caso, in alcune parti richiama il tema principale di "Chinatown" di Roman Polanski.

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