Regia di Curtis Hanson vedi scheda film
Il noir è un genere, anche cinematografico, particolarmente complesso e stratificato, che affonda le proprie particolarità in una scrittura originale e sofisticata e per una sua riduzione filmica necessita anche di una regia elegante e piuttosto raffinata.
Tra i grandi scrittori del noir contemporaneo occupa certamente una posizione di rilievo il grande James Ellroy, non solo per la straordinaria abilità nel disegnare personaggi stratificati e situazioni complesse ma anche per uno stile particolarmente viscerale, crudo e complesso ma anche estremamente elegante, così difficile da riportare su schermo.
Il 19 settembre del 1997 usciva al cinema L.A. Confidential di Curtis Hanson, tratto dal capolavoro omonimo di James Ellroy otto anni dopo Indagine ad Alto Rischio di James B. Harris tratto da Le strade dell'innocenza, uno dei lavori più originali del maestro, pellicola che entusiasmò la critica ma un po’ meno (eufemismo) il pubblico.
Hanson riuscirà invece nel miracolo di fondere insieme estetica e semantica, rinnovandone il genere ed evitando (quasi) ogni tipo di compromesso cinematografico e, a distanza di tutti questi anni, rimane ancora un lavoro insuperabile.
Ma per farlo, con buona pace dello stesso Elroy che non apprezzò affatto la cosa, Hanson dovette rimaneggiare completamente il romanzo originale, a tutti gli effetti incredibilmente complesso ed esageratamente articolato per poter essere riadattato, integralmente, su grande schermo e dentro le 2/3 ore canoniche di una pellicola ma riuscì comunque a salvarne l’essenza, quella di un viaggio in un mondo di bugie e violenze, di crimine e peccato, offrendoci lo spaccato di una Los Angeles d'antan apparentemente splendida ma in realtà corrotta e violenta, e dove la lotta per il potere e il successo coinvolge anche (soprattutto?) l’organo chiamato a proteggere i cittadini proprio dalla violenza e dai soprusi: il dipartimento di polizia.
Poliziesco ben congeniato, dinamico e avvincente, elegante senza essere pacchiano o eccessivamente glamour, e dalla splendida ambientazione anni’50, L.A. Confidential tradì il romanzo di Ellroy ma rimase comunque fedele a ciò che lo scrittore amava di più fare: ovvero distruggere il mito americano, non importa se si trattava dei Kennedy, di Howard Hughes, delle star di Hollywood o di quell’America che celebrava comunque la propria grandezza nascondendo sotto il tappeto i fatti di sangue, il razzismo, la corruzione e la malapolitica della nazione.
Autore anche della sceneggiatura insieme a Brian Helgeland (Assassins, Mystic River), Hanson si ispira ai classici del cinema noir americano per costruire un poliziesco teso e avvincente, semplificando per quanto possibile un’opera monstre di più di 500 pagine ricche di trame e sottotrame estremamente complesso e ricche di colpi di scena nel quale si fondono la lotta di successione al vertice della malavita locale, i giochi di potere dentro la stessa polizia e le indagini sul commercio della droga e della prostituzione collegata al mondo dorato di Hollywood.
Come nel romanzo di Ellroy, Hanson e Helgeland intrecciano in modo creativo realtà e finzione, ispirandosi in particolare in uno dei momenti più discussi della storia della polizia losangelina, ribattezzato dalla cronaca dell’epoca come il “Natale di sangue” per il pestaggio indiscriminato e brutale di alcuni detenuti da parte degli agenti di polizia.
Protagonisti della vicenda un trio di poliziotti molto diversi tar loro, il Jack Vincennes di un grande Kevin Spacey è un agente corrotto, opportunista e cinico ma che nasconde nonostante tutto un senso del dovere e un qualche tipo di idealismo che lo rendono, nonostante tutto, un ottimo poliziotto, viene poi il furente e violento Bud White di uno splendido Russell Crowe, fortemente voluto da Hanson contro il parere della Warner che gli preferivano Sean Penn o Robert De Niro (a tal fine la produzione, durante le riprese, non pagò il conto dell'albergo e l'auto a noleggio di Crowe per spingere l'attore a lasciare il film), per lui fu comunque il lancio definitivo nel firmamento di Hollywood proprio grazie a un personaggio che è un evidente omaggio al classico duro dei romanzi hard boiled (qui però declinato in una versione più sensibile ed emotiva), un anti-eroe che non si ferma davanti a nulla, nemmeno alla legge, quando serve per proteggere le vittime (specie se donne) o a servire una certa idea di giustizia.
Infine, l’Ed Exley di un eccellente Guy Pearce, figlio di una leggenda della polizia, ambizioso e ligio al dovere in modo quasi maniacale ma anche facilmente manipolabile dai poteri forti, questo almeno nella prima parte del film.
Tra tutti questi il personaggio di Kim Basinger, prostituta d’alto bordo al soldo dell’ambiguo Pierce Patchett (David Strathairn), alla fine risulta essere l’unico personaggio, se non proprio innocente, almeno non (troppo) colpevole ma è anche simbolo del potere, sia distruttivo che salvifico, che il mondo degli uomini esercita sulle donne.
Completano il cast il mefistofelico James Cromwell, Danny DeVito, Ron Rifkin, Matt McCoy, Simon Baker, Tomas Arana e Graham Beckel.
Candidato agli Oscar in 9 categorie vincendo la statuetta per la sceneggiatura non originale e quello per la miglior attrice protagonista (Basinger), 5 candidature e un premio (sempre la Basinger) vinto ai Golden Globes, premio BAFTA per il Miglior montaggio (Peter Honess) e il Miglior sonoro (Terry Rodman, Roland N. Thai, Kirk Francis, Andy Nelson) ma una menzione speciale la meritano anche la stupenda fotografia di Dante Spinotti e la colonna sonora di Jerry Goldsmith.
Ai Box Office Usa il film incassò invece circa 61 milioni di dollari ma il lascito di L.A. Confidential è ancora oggi difficilmente quantificabile, non limitato soltanto al successo di pubblico e critica dell’epoca ma anche per l’influenza e il riferimento per i registi e tutte le pellicole che sono venute dopo.
Da Memento di Nolan a Training Day di Fuqua, da Collateral di Mann a Gangster Squad di Fleischer fino ad A Bittersweet Life di Jee-woon, la pellicola di Hanson ha saputo riportare in auge una certa narrativa degli anni ’50 e a un genere cinematografico che, per caratteristiche e fascinazione, rimane ancora unico nel suo genere.
VOTO: 8
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