Regia di Curtis Hanson vedi scheda film
Non un capolavoro ma quasi. Bellissimo, quasi perfetto, figo. La Basinger è ancora una bella pussy o adesso puzza? Mah. Qui vi è puzza di merde, cazzo.
Ebbene, oggi salteremo indietro nel tempo sino ai nineties, sì, c’immergeremo negli anni novanta, disaminando brevemente, altresì esaustivamente, rapidamente un grande film, giustappunto, del ‘97, firmato dal compianto Curtis Hanson (Wonder Boys), ovverosia il magnifico L.A. Confidential, opus perlaceo della consistente, lunga eppur mai noiosa, bensì avvincente e molto intrigante durata di due ore e diciassette minuti. Un film dalla trama, peraltro, intricata eppur perfettamente congegnata. Ben memori di tale pellicola pregiata, L.A. Confidential, ivi vogliamo analizzarla minuziosamente, fornendovene un promemoria recensorio adeguato e, ci auguriamo, ben omaggiante questo bel e imprescindibile classico della cinematografia mondiale. Tratto, molto liberamente e con non poche poetiche licenze, dal celeberrimo ed omonimo romanzo noir firmato da James Ellroy (lui è l’autore dell’epocale novel famosa, Black Dahlia, da cui Brian De Palma ne trasse la sua trasposizione filmica), maestro indiscusso dei torbidi polizieschi dalle vicende narratevi tanto contorte quanto maliarde, perlopiù imperniate su scuri intrecci a base di poliziotti corrotti e ripiene di dark ladies fascinose e sensualmente ipnotiche, L.A. Confidential fu sceneggiato dallo stesso Hanson in collaborazione con Brian Helgeland (Assassins, Mystic River, curiosamente writer anche di Spenser Confidential, ovviamente similare nella dicitura ma notevolmente differente nell’intreccio dell’enunciatovi titolo da noi preso in questione). I quali, per questo loro mirabile lavoro ottennero l’Oscar, naturalmente, per la miglior sceneggiatura non originale. L.A. Confidential, giustamente molto incensato dall’intellighenzia critica, all’epoca, ottenne per l’esattezza nove nomination agli Academy Awards, fra cui le candidature come Miglior Film & Migliore Regia ma, oltre alla dorata, vinta statuetta poc’anzi dettavi, s’aggiudicò “soltanto” quella andata a una delle sue sorprendenti interpreti femminili, cioè una sfavillante e abbacinante Kim Basinger, premiata come miglior attrice non protagonista. Potremmo riportarvene dettagliatamente gli eventi presentatici, peraltro ingarbugliati e difficilmente esponibili con precisione ma, se siete fra coloro che non hanno ancora mai visto L.A. Confidential, ve ne sciuperemmo le molte sorprese snocciolatecene. Quindi, in tal caso, riteniamo più pertinente trascrivervi testualmente la concisa sinossi da IMDb, limitandoci perciò a suggerirvela, sperando che, rimanendone attratti e suggestionati, possiate quanto prima guardarlo e, parimenti a noi, grandemente ammirarlo:
Tre poliziotti del dipartimento di polizia di Los Angeles, dove impazza la corruzione, investigano una serie di omicidi a modo loro.
I tre poliziotti corrispondono ai nomi del romantico macho picchiatore, difensore delle donne, Bud White (Russell Crowe), a Ed Exley (Guy Pearce) e allo scafato ed irreprensibile lupo di mare Jack Vincennes (Kevin Spacey, Il momento di uccidere, I soliti sospetti, American Beauty). C’è del marcio a Los Angeles ed è stato compiuto un delitto efferato, è stata effettuata macabramente una carneficina sanguinaria al bar Nite Owl. E, nella luccicante eppur peccaminosa città degli angeli, s’aggirano ambigui personaggi tanto eccentrici quanto furbi e non pulitissimi. Cosicché, nel caravanserraglio di maschere grottesche, sovente perfino inquietanti, oltre al trio di sbirri tutti d’un pezzo sopra elencativi, sinuosamente sfila serpentesca tutta una galleria, osiamo dire antologica e indimenticabile, di “comparse” che celano non pochi neri scheletri nell’armadio, fra il torvo e mellifluo, ricchissimo protettore delle prostitute d’alto bordo che assomigliano alle dive di Hollywood, cioè Pierce Patchett (David Strathairn, Good Night, and Good Luck, Nomadland), il capo detective Dudley Smith (James Cromwell), l’avido e navigato cronista del pettegolezzo per antonomasia, Sid Hudgens (Danny DeVito, The Comedian) e, naturalmente, la magnetica mantide e femme fatale, identica a Veronica Lake, alias Lynn Bracken (Kim Basinger).
Egregiamente fotografato dal nostrano mago delle luci Dante Spinotti, recitato divinamente e diretto magistralmente, ricolmo d’incredibili atmosfere crepuscolari da gran poliziesco d’annata, L.A. Confidential, sebbene forse non sia un capolavoro, a distanza di quasi trent’anni dalla sua uscita, mantiene intatto il suo granitico e incontestabile charme da film bellamente profumato di celluloide purissima, lieve e suadente come una morbida maîtresse godibilmente irresistibile.
di Stefano Falotico
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