Regia di James Mangold vedi scheda film
Nel 1997 fu presentato al Festival di Venezia ma passò quasi inosservato, invece Cop Land ad oggi è forse il miglior film di James Mangold, regista dalle indubbie qualità purtroppo non sempre espresse su livelli accettabili, accolto un po freddamente dalla critica (per fortuna non tutta) si rifece un po’ al botteghino ma di certo non ricevette l’attenzione che meritava.
Del resto c’era da aspettarselo, poteva avere successo e appeal un film dove un’icona del cinema action si presentava in scena ingrassato di 30 Kg, un po’ tonto e succube di una combriccola di poliziotti corrotti? No, non poteva.
E invece la grandezza del film sta proprio in questa precisa scelta e nella grandiosa prova di Stallone, per una volta uscito dai canoni del suo cinema anabolizzante da super macho per interpretare lo sceriffo Freddy Heflin, dolente figura di loser, ciccione e mezzo sordo che coltiva (invano) il sogno di diventare un vero poliziotto.
Tutto questo mentre nella città immaginaria di Garrison (la Cop Land del titolo), i “veri” poliziotti, quasi tutti corrotti e ammanicati con la malavita, si prendono gioco di lui puntando sulla sua inadeguatezza per continuare a coltivare il loro orticello criminale, ormai diventato un vero e proprio campo sterminato fatto di truffe, raggiri, trappole e omicidi.
Quando decidi di rivederti un film che anni prima ti aveva particolarmente colpito hai sempre il timore di non ritrovare quanto di buono ricordavi, a volte capita quasi di non riconoscere film che un tempo apprezzavi alla follia, per fortuna questo non è il caso di Cop Land che mi si è ripresentato in tutto il suo splendore di solidissimo e ben confezionato poliziesco old style.
Mangold del resto con questa sua opera seconda fece un centro pieno, la tematica della corruzione nella polizia non è certo nuova e il genere vanta capolavori insuperati (uno su tutti il Serpico di Lumet), ma il plot di Cop Land, scritto e sceneggiato dallo stesso regista, è cosi ben congeniato e sfaccettato che fornisce nuovi spunti di riflessione.
La storia della cittadina di Garrison dominata dal potere corrotto di poliziotti marci ha un suo fascino perverso che ben trasuda dallo schermo, una specie d'isola intoccabile come certi quartieri criminali dove persino i poliziotti girano a largo, ma in questa cittadina non ce questo pericolo perché i criminali sono tutti in divisa blu e a vigilare ce uno sceriffo che da tempo si è lasciato andare, che chiude gli occhi e fa finta di non vedere, sognando l’amore di una ragazza (Annabella Sciorra) sposata a uno sbirro rozzo e violento.
Freddy Heflin è l’ultima ruota del carro, un perdente che sotto la spinta della disciplinare decide infine di reagire e di confrontarsi con il marcio che anche lui ha contribuito a creare, la sua sarà una specie di rinascita, un’uscita dal tunnel dell’omertà che troverà massimo sfogo in un duello finale degno dei classici western del passato.
Il film di Mangold è un poliziesco rigoroso, retto da un soggetto fluido che lascia campo libero ai tanti personaggi in scena, tutte figure ben delineate e perfettamente inserite nel meccanismo narrativo, il ritmo non è sostenuto (non è un action!) ma la tensione non cala mai, anzi cresce fine al culmine finale.
A tutto questo aggiungiamo un cast a dir poco notevole, nomi come Harvey Keitel, Robert De Niro e Ray Liotta valgono il prezzo del biglietto, ma è Stallone che si conquista la palma del migliore e che fornisce un’interpretazione maiuscola che di certo è tra le sue migliori di sempre.
Voto: 8
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