Regia di Georgij Danelja vedi scheda film
"Commedia lirica”. Così recita una scritta nei titoli di testa di questo delizioso film. E di commedia lirica trattasi, i cui protagonisti sono tre ragazzi, Nikolaj, Vladimir e Sasha, che, in una calda giornata estiva, se ne vanno in giro a zonzo per Mosca. Nikolaj (interpretato dall’allora diciottenne Nikita Michalkov, qui al suo esordio come attore) è un minatore che prende la vita alla leggera; Vladimir Ermakov (Aleksej Loktev) è un montatore meccanico che coltiva ambizioni letterarie (ha scritto un racconto, “La taiga, il picchio”, che ha riscosso un buon successo di critica, tanto che dopo essere stato pubblicato da un giornale locale è stato ristampato da una rivista); Sasha (Eugenij Steblov) è un diciannovenne scavezzacollo in procinto di partire per il servizio militare, partenza che però vorrebbe rimandare di un mese, perché alle cinque del pomeriggio desidererebbe sposarsi, in Comune, con la sua ragazza, Svetlana Michajlovna, con la quale, a causa del suo carattere incostante, ha un rapporto alquanto burrascoso. Nikolaj e Sasha sono grandi amici; Vladimir, invece, è appena giunto nella capitale dalla Siberia.
Dopo aver terminato il turno di notte in miniera, sulla via del ritorno verso casa, Nikolaj si imbatte proprio in Vladimir: i due stringono subito amicizia, al punto che il primo ospita il secondo nella sua abitazione. Sasha, intanto, ha il suo bel daffare per ottenere il rinvio del servizio di leva. Nel tempo in cui quest’ultimo è impegnato a sbrigare le sue faccende, Nikolaj e Vladimir vagano per Mosca senza una meta precisa, con l’unico scopo di passare una giornata all’insegna della spensieratezza.
Nel loro girovagare, incontrano i tipi più strani: da una donna che, per andare in chiesa ad assistere alla messa, ha lasciato il suo cane in custodia a un ragazzino, a un tassista che li prega di salire a bordo del suo taxi per tradurgli ciò che gli dice un cliente giapponese. Successivamente i tre giovani cercano di convincere una dolce commessa di un negozio di dischi, Aljona (Galina Polskikh), di cui Nikolaj è innamorato, a partecipare al matrimonio di Sasha, che nel frattempo, seppur a fatica, è riuscito ad ottenere l'agognato rinvio del servizio militare. Pure Vladimir rimane colpito dal fascino di Aljona, la quale, lentamente, pare cedere alla corte dell’aspirante romanziere, cosa che a Nikolaj, dopotutto, non sembra importare più di tanto.
"A zonzo per Mosca" è una commedia leggiadra, la cui narrazione si svolge nell'arco di una sola giornata, che irride il cinema impegnato di stampo socialista (che, va detto, ci ha regalato non pochi capolavori), basato essenzialmente su copioni rigidi, che andava di moda all’epoca in Unione Sovietica. Con la complicità di una bella sceneggiatura (firmata da Gennadij Spalikov, che inoltre è l’autore del testo dell’adorabile canzone che Nikolaj canta nel finale), Georgij Danelja mette in scena una storia che, con garbo e sensibilità, tratta di amori che sbocciano (quello tra Vladimir e Aljona) e di amori che (forse) finiscono (quello tra Sasha e Svetlana), oltre che di amicizie sincere che nascono dal nulla (quella tra Nikolaj e Vladimir), il tutto con un tocco lieve e soave, e il risultato che ne consegue è una pellicola fresca e divertente, che tra i suoi punti di forza può annoverare le belle prove offerte dagli attori (tutti perfettamente in parte), l’ottima fotografia di Vadim Jusov (storico collaboratore di Andrej Tarkovskij) e le stupende musiche di Andrej Petrov.
In questo film incantevole che trasmette un’allegria contagiosa, ci sono tre scene che meritano di essere ricordate: la prima è quella, poetica, in cui una ragazza cammina, tutta contenta, a piedi nudi e senza ombrello, sotto un acquazzone. La seconda è quella che vede Nikolaj e Vladimir fare visita a uno scrittore affermato, Aleksej Petrovic Voronov, che elargisce ai suoi ospiti perle di saggezza a tutto spiano: “Se puoi fare a meno di scrivere, non farlo”. “A me piacciono le ragazze, la letteratura invece è arte”. “Lo scrittore deve addentrarsi nei meandri della vita”. “Lo scrittore è l’ingegnere delle anime umane”. “Ogni individuo deve avere la propria verità”. E ancora, rivolgendosi a Vladimir: “Tu scrivi come ci ospitano gli sconosciuti, come ci sfamano senza chiederci soldi, ma la sostanza dov’'è?” “Siamo buoni e bravi, ma non si fa mai niente per niente”. E quando Vladimir gli chiede se pensa che tutti gli uomini siano carogne, lui risponde: ”Sono uomini. Non a caso gli antichi Greci dicevano che l’uomo è guidato da tre cose: amore, fame e paura della morte, ovvero dell’egoismo".
Al termine di tale gustosa scena, scopriamo che l’autore delle perle sopra citate non è il famoso scrittore con il quale i due giovani credevano di avere a che fare, ma un “semplice” uomo delle pulizie (impersonato dal regista Vladimir Basov).
La terza è il bellissimo finale (sì, avete capito bene: chi scrive ritiene che il finale di questo film sia bellissimo), in cui Nikolaj, Vladimir e Aljona si salutano, in metropolitana, dopo aver trascorso assieme una splendida giornata, durante la quale ne hanno passate di tutti i colori (i due ragazzi sono stati scambiati perfino per dei ladri). Rimasto solo, Nikolaj, che deve recarsi in miniera dove lo aspetta il turno di notte, inizia a cantare una canzone nostalgica: ”A volte capita che tutto vada bene, ma non capisci subito perché / E magari è solo scesa una pioggia d’estate, una semplice pioggia d’estate / Nella folla riconosci un viso familiare, due occhi allegri / In quegli occhi vedi riflettersi l’Anello dei Giardini, in quegli occhi vedi brillare l’Anello dei Giardini e la tempesta d’estate! / E io vado a zonzo per Mosca, ma nella vita potrò ancora attraversare…" Arrivato a questo punto, il ragazzo viene bruscamente interrotto da una guardia: “Giovanotto! Perché urli?” “Sto cantando” ribatte lui mentre sale sulle scale mobili. Forse pentita per averlo ripreso con eccessiva durezza, l’agente lo richiama: ”Cittadino?” “Cosa?” “Vieni qui” “Perché? Che c’è?” “Canta ancora”. Lui, sorpreso, accenna un sorriso, risale sulle scale e contemporaneamente ricomincia a cantare: “E io vado a zonzo per Mosca, ma nella vita potrò ancora attraversare l’Oceano Pacifico salato, la tundra e la taiga / Sulla barca isserò la vela bianca, ancora non so con chi / Ma se mi verrà nostalgia di casa sotto la neve troverò una violetta e mi ricorderò di Mosca!”
Finito di cantare la canzone, Nikolaj si volta verso la macchina da presa, ci saluta e se ne va. Noi, invece, con ancora negli occhi questa scena struggente, terminiamo la visione del film con un po’ di tristezza mista a malinconia.
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