Regia di Terrence Malick vedi scheda film
Per una volta tanto il titolo italiano è più bello dell'originale. O meglio, anche "Badlands" è bello, e non solo perchè è indicativo del film, quindi appropriato, ma anche perchè mette fin da subito lo spettatore di fronte ad un ambiente che simbolizza il film stesso. Ma credo che "La Rabbia Giovane" sia anche il miglior modo di fare manifesto. Terrence Malik non vuole parlare di mitologia e non si concede al mondo pubblico, quindi non apprezzerebbe nemmeno sentir dire che fa film-manifesto. Ma è impossibile non vedere "La Rabbia Giovane" e capire di trovarsi di fronte ad un film che ribalta sia l'idea del Mito come quella del gusto cinematografico. Infatti, come troviamo un disincantato "pistolero" moderno che uccide come se tutto fosse un gioco, o meglio un film, troviamo anche una narrazione lenta, soffermata, rarefatta, come se tutto fosse sospeso. Credo anche che lo sguardo di Terrence Malik sia lo sguardo di Sissy Spacek: stralunato, affascinato e contemplativo. Non ci sono perchè; non ci vengono date spiegazioni. Ci sono solo dei personaggi buttati lì in mezzo al nulla, come vecchi attori di teatro su un vecchio e ultimo palcoscenico. E bastano queste poche vite, quei pochi è "svuotati" ambienti per farci arrabbiare, per farci incazzare come Kit.
Il paesaggio, quindi le locations, è il vero protagonista del film. Spazi aperti, ariosi, sconfinati e affascinanti, che però sanno gettarti addosso quella manciata di terra nostalgica che ti fa vedere il mondo con occhi diversi. Sempre. E' questo paesaggio che accompagnia la dissidenza di due vite giovani che dicono di no. Il fascino del film sta in questo: in questa loro dissidenta non schierata. Il regista infatti, genialmente, non ci dice perchè in Kit nasce tutta questa violenza, che poi non è vera violenza, ma sembra finta, come quella di bambini che giocano ai cow-boy, ma la fa scattare e basta. Lasciando alla storia di ougnuno di noi la radice di tale dissidenza.
E poi c'è molto western...e questo perchè il lontano ovest rimane sempre il lontano ovest: il palcoscenico preferito per raccontare la storia dell'uomo.
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