Regia di Alejandra Marquez Abella vedi scheda film
13° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
Salvare il salvabile, ma tra questo le apparenze prima di tutto. Si comporta in tal senso Sofia, donna dell'alta borghesia per grazia del marito Fernando, a sua volta erede di una fortuna paterna conquistata assieme al fratello di quest'ultimo, Javier, che tuttavia si sente anziano e vuole abbandonare la piazza, lasciando ad operare lo stesso Fernando, solo per la prima volta, e destinato ad affrontare, ad inizi anni '80, una crisi che piegherà in due uno stato già compromesso come il Messico.
Liberamente tratto da un libro di memorie di Maria Guadalupe Tovar con cui l'autrice si impegna a descrivere l'imperturbabile caduta rovinosa di una classe sociale, e poi di una intera società, The good girls, diretto e sceneggiato dalla regista Alejandra Màrquez Abella, riesce a tracciarci uno scorcio ironico e pungente di un mondo che tenta in tutti i modi di rimanere aggrappato ai propri privilegi, senza tuttavia mai e poi mai cedere alla tentazione di farsi scoprire, ma anzi ostentando una calma ed una indifferenza che rendono tutto ancora più inquietante ed irreale, oltre che disumano.
Il film, volutamente ovattato, quasi asettico, oltre che sostanzialmente riuscito, si poggia molto sulla composta ironia della sua principale protagonista, tutta circoli ricreativi d'alta società e feste d'alto rago, a cui l'attrice Ilse Salas fornisce un profilo sapientemente curioso e suggestivo di una donna cosciente del proprio inesorabile declino, ma in grado di ostentare sempre e comunque il proprio disincantato, convincente self control.
Perché "anche i ricchi piangono", solo che spesso lo fanno di nascosto, ostentando una fiera indifferenza o una premeditata calma apparente.
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