Regia di Emma Tammi vedi scheda film
Dopo alcune proiezioni a festival specializzati, il 5 aprile 2019 esce in USA questo eccezionale horror "al femminile", che rappresenta il debutto in regia di una talentuosa produttrice. Un -sempre più- raro esempio di cinema suggestivo e raffinato, che mette mirabilmente in scena demoni interiori e diavoli dell'Inferno.
"Chi ha visto il vento? Né voi né io. Ma quando gli alberi chinano il capo, vuol dire che il vento sta passando." (Christina Georgina Rossetti)
New Mexico, fine XIX° Secolo.
Elizabeth (Caitlin Gerard) si è stabilita in una fattoria isolata, assieme al marito Isaac (Ashley Zukerman). L'armonia familiare della ragazza è turbata da un triste evento: le precarie condizioni di vita la conducono ad un parto funesto, che si conclude con la morte del neonato Samuel. Quando la coppia composta da Emma (Julia Goldani Telles) e Gedeon (Dylan McTee) va ad abitare nella vicina baita, Elizabeth sembra trovare di nuovo la voglia di vivere. In realtà, il sospetto che Isaac intraprenda una relazione extraconiugale con Emma conduce Elizabeth sull'orlo della follia, alimentata anche dalla lettura di un testo satanico, Demons of the prairie. Suggestionata da pensieri di gelosia, nelle notti animate da violenti temporali e venti sibilanti, Elizabeth si convince che strani rumori, sussurri, voci e inquietanti ombre che l'ossessionano, siano opera di un'entità diabolica che infesta la casa.
"Ho visto qualcosa, di notte. L'ho sentito sussurrare. L'ho detto a Gedeon ma lui non mi crede. Dice che è il vento. Ti ricordi quante tombe ci sono là fuori? Ho detto a Gedeon che dovevamo tornare indietro. Ho detto che tutti saremmo morti, appena arrivati." (Emma)
"Mara, la dannata delle anime.
Abbadon, il distruttore.
Succorbenoth, portatore di pensieri gelosi.
Mesimer, principe della pestilenza.
Babel, custode delle tombe." (Emma cita il parafernalia Demons of the prairie)
La produttrice Emma Tammi, dopo aver diretto un paio di documentari, si affida alla magnifica sceneggiatura di Teresa Sutherland per debuttare ufficialmente in regia con questo eccezionale dramma dalle forti venature horror. The wind espone mirabilmente bene (tra immagini suggestive e dialoghi rarefatti) un tipo di racconto strutturato in maniera anticonvenzionale e non cronologica, in virtù di un testo incantevole, che procede nella narrazione con ripetuti salti avanti e indietro nel tempo (ad esempio il suicidio di Emma, con parto malfinito, nell'incipit trova collocazione logica solo a metà del secondo tempo). L'indovinata scelta delle location (New Mexico), associate all'immersione in un ambiente naturale che sembra essere tagliato fuori dal tempo (e dalla ragione), contribuisce -con ripetuti campi lunghi e panoramiche scene di cieli annuvolati sopra distese di campo senza fine- a rendere più efficace lo straniamento cui va incontro la delicata protagonista. Protagonista che ha le fattezze (tormentate) della bravissima Caitlin Gerard, attrice in grado di trasmettere a pelle, solo con i suoi sguardi turbati, un'immediata empatia. In questa storia di (p)ossessione, i veri demoni sono tutti al femminile: un parto malfinito, il sospetto di un tradimento e quindi, inevitabilmente, anche la gelosia. The wind procede nello sviluppo facendo, del suggerito e della suggestione, il punto di forza. Come accadeva nei mitici film di Jacques Tourneur (La notte del Demonio e Il Bacio della pantera in particolare), l'intromissione di una realtà altra (che pure c'è, come dimostra la raccapricciante scena del diavolo sotto mentita veste di reverendo) è contingente, meglio complementare, al dramma. Ed è solo e soltanto la tribolazione di una madre mancata, nonché moglie tradita, che permette di aprire le porte a tutti i diavoli dell'inferno. Un horror di gran classe, con una fotografia esemplare, punti macchina calcolati al centimetro ed effetti speciali in grado di favorire l'immaginazione dello spettatore, ovvero limitati all'essenziale. Anche sul versante audio si nota quanta cura sia stata posta ad ogni aspetto del film: i lunghi silenzi, rotti dal sibilare costante del vento, accompagnano delicatamente le urla di dolore interiori di una donna sensibile e triste, suo malgrado costretta al precipizio, avvinghiata dalle fauci della follia e dall'invasamento satanico. Un horror tutto al femminile, pertanto intelligente, emotivamente coinvolgente, educato, nonostante il romantico -e tragico- epilogo. Si segue tutto d'un fiato, senza riuscire a distogliere lo sguardo dallo schermo nemmeno per un secondo. Una volta tanto, privati dalle distrazioni tecnologiche (auto, cellulari, caotici centri abitati), ci si lascia piacevolmente trasportare da suggestioni visive non imbrigliabili, cioè a dire non collocabili in uno spazio e un tempo definito, perciò eterne, e di altissima qualità.
Interno, notte. Elizabet indica al marito le tenebre, che appaiono dalla porta spalancata di casa.
Elizabet: "C'è qualcosa là fuori!"
Isaac: "Non c'è niente là fuori, siamo solo io e te."
"Io crebbi
in un silenzio arabescato,
in un’ariosa stanza
del nuovo secolo.
Non mi era cara
la voce dell’uomo,
ma comprendevo
quella del vento." (Anna Achmatova)
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