Regia di Amir Naderi vedi scheda film
Un buon film, anche se Naderi ha fatto di meglio. Qui espone il suo documentarismo visionario, di poche parole, ma di immagini evocative. Gli elementi sono gli stessi che avrebbe poi riproposto in "Acqua, Vento, Sabbia", a cui aggiunge per l'occasione il fuoco, protagonista (ossimoricamente assieme al ghiaccio) dell'epica e bellissima sequenza conclusiva. Naderi è molto ispirato, anche se spesso cade nella ripetizione, nel riprendere le corse a perdifiato dell'indefesso protagonista e dei suoi amici, coi quale spesso entra in competizione in una beffarda guerra fra poveri. Credo che questo film sia più difficile rispetto ad altri di Naderi, in quanto il simbolismo e la trasfigurazione onirica sono espedienti meno presenti che altrove; in compenso, il regista specula sulla gestione dello spazio, sulla profondità, sulla posizione della figura umana nel campo lungo, sul ricorrere dei mezzi di trasporto (aerei, navi, treni, furgoncini, biciclette, piedi: tutti mezzi generatori di un movimento perpetuo, necessario per sopravvivere anche più dell'alfabeto Farsi): spesso vediamo i ragazzi correre verso di noi e non arrivare mai, schiacciati come sono dalla prospettiva in cui li osserviamo. Un film discontinuo, non sempre a fuoco, ma con una coerenza espressiva difficile da sottovalutare.
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