Regia di Amir Naderi vedi scheda film
La sponda come simbolo della vita al margine della società, come limite che si affaccia su mete grandi e irraggiungibili, e, infine, come estremità del globo, lambita da presenze estranee e passeggere e dagli echi di terre lontane, sulla quale si spiaggiano le macerie e i rifiuti di remote esistenze. La riva del mare è come una vetrina sul misterioso resto del mondo per chi si deve accontentare di rimanere lì a sognare. Il giovanissimo Amiro è un "corridore" che non si muove per allontanarsi, perché le sue corse sono solo strenue gare per la sopravvivenza. Per lui i viaggi veri ed importanti sono quelli compiuti con la mente, l'ingegno e la fantasia. Naderi non manca di ricordarci che, tra questi voli virtuali e creativi, il più straordinario è l'arte de cinema, a cui dedica piccole citazioni, da De Sica a Chaplin.
La corsa, che in altri suoi film è, semplicemente, un cammino, rappresenta, nella visione di Naderi, la sfida contro gli altri che, in realtà, serve principalmente a misurarsi con se stessi e a non smettere mai di imparare. Quest'ultimo è il vero traguardo, perché spesso la presunta meta è evanescente come un blocco di ghiaccio esposto ad una fonte di calore.
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