Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Sorrentino torna a occuparsi di politica, a modo suo, come nell'ottimo "Il Divo", titolo che, per certi versi, potrebbe tranquillamente star bene anche qui, dove si raccontano le vicende vere e presunte, del personaggio più discusso degli ultimi 30 anni di vita politica (e non) italiana: Silvio Berlusconi. Un vero e proprio kolossal diviso in due parti, ma che, qui, ritroviamo sintetizzato, si fa per dire, in due ore e mezza di visione, che sono, sinceramente, più che sufficienti. Sorrentino, con il suo stile un po' freddo e didascalico, ma che funzionava molto bene in "Il Divo", sceglie di raccontare specialmente il Berlusconi privato, l'uomo, le sue debolezze e la sua solitudine, da cui si dirama, come un riflesso tetro e desolante, anche la politica che fu, il paese che fu e che, purtroppo, c'è ancora, l'origine della malattia che è virulenta ancora oggi. Toni Servillo, al solito, è un mattatore e il suo ruolo nei panni del Cavaliere è estroso e riuscito, con un trucco che lo rende spaventosamente simile al personaggio trattato. Sorrentino punta gli occhi della telecamera, magari un po' furbescamente, su culi e tette, sulle famose "cene galanti", con tutta una prima parte in stile videoclip, con Scamarcio e una pletora di ragazze seminude che bramano l'incontro con il sultano, e il film riesce ad ingranare solo quando cotal sultano si palesa, spostando il baricentro della pellicola su qualcosa di più interessante e profondo: la maschera di Servillo è la maschera di un paese intero, di una elite che ha governato il paese per oltre vent'anni, sinistra compresa. Poi entra nel privato, privatissimo, con il rapporto con la moglie (una splendida Elena Sofia Ricci), quello con Mike Bongiorno (mah), il ritorno al governo, il terremoto in Umbria usato anche come presagio di caduta, di vecchiaia. Un film complesso, chiaramente, molto pretenzioso, non del tutto riuscito, a tratti ambiguo, ma che si guarda per curiosità, anche se due ore e mezza sono davvero troppe: è forse meglio guardare con calma i due episodi separatamente. Servirà, in futuro, un occhio meno furbo (per me Sorrentino rimane molto sopravvalutato) per tracciare, se mai ce ne sarà bisogno, un racconto definitivo su Silvio Berlusconi. Sokurov? Magari!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta