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Driven - Il caso DeLorean

Regia di Nick Hamm vedi scheda film

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La recensione su Driven - Il caso DeLorean

di obyone
7 stelle

Jason Sudeikis, Corey Stoll

Driven (2018): Jason Sudeikis, Corey Stoll

scena

Driven (2018): scena

 

Venezia 75. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

Chi non ha sognato di saltellare tra passato e presente al volante della spigolosa auto del professor Emmett Brown? Se avete immaginato di rubare l'uranio ad una pericolosa cellula di terroristi libici o infilare bucce di banana nel serbatoio di una macchina dalle ali di gabbiano questo film non potrà che suscitare il vostro interesse. Anche se in maniera poco convenzionale il regista Nick Hamm affronta, con questo suo lavoro, un'icona degli anni 80: la DeLorean DMC -12 con cui Marty McFly "ritorna al futuro" nella saga di successo firmata da Robert Zemeckis. Anzi, "Back to the future" non apparirà ai vostri occhi allo stesso modo dopo la visione di "Driven".

Scelto da Alberto Barbera per chiudere la recente Mostra del Cinema, il film di Hamm racconta il rapporto tra il magnate industriale John DeLorean (Lee Pace), che sembra il nostro Briatore ma senza panza e con un'eleganza e raffinatezza, inevitabilmente, superiore, ed il suo vicino di casa, Jim Hoffman (Jason Sudeikis), trafficante di droga, filibustiere impenitente, preso con le mani nel sacco dall'F.B.I., dopo un volo privato in Colombia. Hoffman, che a chiacchere è imbattibile, ma non ha la tempra del galeotto, baratta la libertà diventando informatore dell'agente federale Benedict Tisa (Corey Stoll) che non vede l'ora di mettere le mani su qualche elemento di spicco del narcotraffico. Tisa mantiene il suo contatto nel lusso: una bella villa a San Diego, vicinato cool e grana a sufficienza. Ma le informazioni richieste tardano ad arrivare e di conseguenza arresti e promozione si allontanano. Così l'agente mette alle strette il suo usignolo reclamando quanto pattuito: un pesce grosso per evitare una maison con le sbarre. Il pavido ma furbo faccendiere approfitta della neonata amicizia con l'ingegner DeLorean per salvare il proprio tenore di vita e il proprio illibato posteriore da una masnada di carcerati abruttiti. Hoffman, che pian piano si insinua nella casa dell'imprenditore automobilistico scalando rapidamente le gerarchie di potere, si promuove consulente del suo pigmalione, con buona pace dell'entourage aziendale. DeLorean deve combattere con tutte le armi a sua disposizione per mantenere a galla l'azienda avida di denaro. La macchina dei suoi sogni ha costi di produzione altissimi, difetti a iosa e un volume di vendite estremamente basso. DeLorean, insomma, è sull'orlo del tracollo finanziario quando l'amico Jim gli suggerisce una via di fuga che comporta rischi calcolati...

Nick Hamm sviluppa la storia intervallando due filoni: il processo che vede Hoffman alla sbarra e il flashback che analizza il rapporto travagliato e controverso tra i due protagonisti. Il film, tuttavia, non appartiene propriamente al genere processuale, non fosse altro per il tono calibrato su una compiaciuta e trascinante ironia. Come nel precedente "Il viaggio" il regista britannico poggia il proprio racconto sulla performance dei due attori principali. Sudeikis, in particolare, rende molto bene l'atteggiamento immaturo e disinvolto di Hoffman mentre Pace proietta un'ombra di cinico arrivismo su un'amicizia basata, per entrambi, sul calcolo e sulle opportune convenienze. La diversità dei caratteri gioca un ruolo preponderante per rendere piacevole la narrazione anche se le gigionate dell'informatore dell'F.B.I. sono indispensabili per mantenere vivido l'interesse e celare l'effettivo potenziale del protagonista che dietro ad un paravento di imbranataggine nasconde ben altri pregi. Allo stesso modo il montaggio getta fumo negli occhi fino al colpo di scena finale.

Driven è un film che ricostruisce in maniera vibrante la nuova era degli yuppies che all'inizio degli anni '80 iniziavano ad arricchire i propri conti, ben protetti dal paravento del sogno americano. Rimane un po' di amarezza per quel sogno coltivato da Mr. DeLorean di costruire automobili più solide e sicure. I tempi non erano maturi ed il sogno si infranse sugli scogli del tornaconto economico. Ma quella chiave che gira a vuoto nel blocco di accensione mentre il piede nervoso di Jim Hoffman preme invano l'acceleratore con un mezzo sorriso sotto il baffo ci restituisce un mito consacrato a livello mondiale da una disperata testata sul volante al grido di "Evvai, Evvai!"

 

Michael J. Fox

Ritorno al futuro (1985): Michael J. Fox

 

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