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Eli ha una dozzina d'anni, ed è affetto da una rara malattia che lo costringe ad un totale isolamento, a causa della incapacità del suo organismo di affrontare le minacce presenti nell'ambiente che lo circonda.
Con tutti i risparmi accumulati in anni di sacrifici, i due genitori si convincono a condurlo presso una clinica specializzata in deficit immunitari, che una brillante dottoressa ha creato nei pressi di una antica villa isolata.
Ma ben presto Eli sente che in quell'ambiente ovattato e protetto, si annidano presenze inquietanti che nascondono altrettanto inquietanti segreti che hanno a che fare con il bene e con il male.
Tutto l'esagitato excursus narrativo, studiatissimo per garantire un effetto sorpresa che giunge a tradimento ribaltando le sorti della storia, finisce per rivelarsi eccessivamente traditore e dagli effetti ricattatori nei confronti del disarmato spettatore, condotto dalla vicenda lungo una traiettoria ove tutto può essere messo in discussione senza possibilità di discussione.
Eli, diretto da un esperto di genere come Ciaran Foy, che, oltre al seguito di Sinister, ci aveva favorevolmente impressionato con il suo inquietante e claustrofobico esordio di Citadel nel 2012, visto al TFF dello stesso anno, è un film che diviene vittima del suo sviluppo ricattatorio e sin troppo premeditato, in cui il capovolgimento delle carte in tavola si presta a soluzioni imbarazzanti che lasciano pieno campo alla verve degli sceneggiatori, ma poca soddisfazione allo spettatore, quasi preso in giro da un fraudolento e sin troppo repentino ribaltamento dei giochi.
Bravino il bimbo protagonista (ma doppiato malissimo da una voce perennemente imbronciata), Charlie Shotwell, già visto in The Nightingale, Il castello di vetro, Tutti i soldi del mondo, Captain Fantastic, mentre due interpreti di razza come Kelly Reilly e Lili Taylor, si contendono le sorti dello sventurato minore, man mano che la storia devia verso soluzioni esoteriche di dubbia sostenibilità.
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