Regia di Richard Donner vedi scheda film
Può darsi che alcuni non si trovino d’accordo, ma io sono del parere che il thriller e la commedia siano due generi antitetici, del tutto incompatibili e impossibilitati a coesistere.
Non ho infatti mai condiviso lo status di cult unanimemente affibbiato a “Sciarada” (1962), e sono altresì del parere che perfino “Intrigo internazionale” (1959), se asciugato di quelle piccole e fugaci punte di humor che anziché nobilitarlo lo macchiano, sarebbe potuto diventare ancora più grande, coinvolgente, memorabile. Sia poi chiaro: capolavoro è e capolavoro rimane.
Questo “Ipotesi di complotto”, però, proprio non ce la fa a mischiare due generi la commistione dei quali – al di là dei gusti – ha comunque donato al film di Stanley Donen scoppiettanti battute e innegabile charme. E se non vi riesce è soprattutto a causa di plot inutilmente intricato, innegabilmente irrisolto, nonché palesemente farraginoso. A questo si aggiunga un Mel Gibson che, nel tentativo di replicare il proprio personaggio – folle, cialtrone e isterico – di “Arma letale”, si rivela ridicolo quanto insopportabile.
Poteva essere un’interessante riflessione in merito alla paranoia complottistica, ma non è che un lungo (due ore e dieci interminabili) pasticcio che non rende giustizia alla carriera tanto del regista di “Superman” (1978), “I Goonies” (1985) e “Arma letale” (1987), quanto a quella degli attori coinvolti.
Ma il problema di base rimane quello esplicato all’inizio: thriller e commedia, dispiegandosi alla pari e intrecciandosi per tutto il corso del film, non fanno altro che escludersi a vicenda. Cosa può rimanere quindi, se non il vuoto?
Per cui non lasciatevi ingannare dalla fuorviante confezione di lusso garantita dai grandi nomi del cast, perché se questo film è rimasto nell’ombra di tanti altri thriller ben più meritevoli realizzati negli anni ’90, un motivo c’è.
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