Regia di Francesco Ghiaccio vedi scheda film
L’adolescenza di Letizia, Mariagrazia e Chiara, tre amiche inseparabili che frequentano un liceo di Torino, pare davvero un tunnel senza uscita, fra compagni che le ignorano e deridono, a causa dei chili di troppo, e genitori spesso assenti e disinteressati alle loro vite. In particolare Mariagrazia soffre del legame che unisce sua madre, ex atleta a livello nazionale, ad Alice, capitano della squadra di nuoto sincronizzato della quale la madre è allenatrice. Chiara e Letizia frattanto devono misurarsi rispettivamente con i primi drammi d’amore e la vergogna nell’esibirsi in pubblico. Unite da problemi che a quell’età paiono insormontabili alle tre amiche balena in mente l’idea d’iscriversi a una gara di nuoto sincronizzato.
Dopo sette uomini a mollo, pellicola d’oltralpe riguardante il mondo del nuoto sincronizzato impiegato come valvola di sfogo e riscatto, ancora una volta una delle discipline più difficili e dotate di grazia viene impiegata come catarsi dai propri problemi. A dare voce a un nuovo manipolo di atleti sui generis questa volta è Marco D’amore, che smessi i panni del camorrista al soldo di Stefano Sollima, crea e firma a quattro mani, assieme al regista Francesco Ghiaccio, una sceneggiatura centrata riguardante i problemi dell’adolescenza, un momento della vita ove vincere il pregiudizio altrui è molto meno importante dell’accettarsi. Valeria Solarino e Vinicio Marchioni prestano la loro fisicità in poche scene girate con sapiente maestria ma capaci d’inquadrare il mondo degli adulti di oggi e di come questo sappia a volte ignorare quello dei ragazzi, non capendo dove e come muoversi per riuscire ad accettare limiti e pregiudizi dei sedicenni di oggi. Giovani donne, nello specifico, in grado di districarsi fra lo smodato uso della tecnologia, che anche in questa pellicola viene impiegata in dosi massicce, ma al tempo stesso con i soliti problemi di ogni generazione che le ha precedute. Queste le prime note positive di una pellicola meritevole di essere vista perché capace di rimanere perennemente in bilico fra la commedia e il dramma ma che fallisce nell’incapacità delle giovani attrici, tutte esordienti o quasi, di risultare naturali e pertanto non all’altezza delle loro controparti adulte. Al tempo stesso la velocità con la quale certi problemi spesso difficili da superare durante gli anni di scuola, vengono invece aggirati senza colpo ferire fanno pensare al desiderio di raggiungere, da parte del regista, un finale conciliante, ma comunque non scontato, che a film ultimato lascia gli spettatori con l’idea di essere di fronte a una bella occasione incompiuta.
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