Regia di Luca Miniero vedi scheda film
Un avvocatucolo incapace, lasciato dalla moglie, ottiene la sua rivincita sul lavoro, in una causa contro lo zoo locale. Il giudice stabilisce che il gorilla va rimesso in libertà e lo affida proprio all’avvocato, che se lo mette in casa.
Cosa succederebbe se ti mettessi in casa un gorilla? Equivoci a non finire, giochetti di parole, blando animalismo superficiale, lieto fine a seguire: Attenti al gorilla è una pellicola dalla scarsa consistenza, basata su un’idea abbastanza curiosa, ma certo non accattivante a sufficienza per crearle attorno cento minuti di film; una commedia che rispecchia a perfezione lo stato del cinema italiano contemporaneo: malato e neppure tanto cosciente di esserlo. Frank Matano non è Vittorio Gassman e proprio per questo va benissimo come protagonista in un’opera di siffatta risma; Cristiana Capotondi è l’adeguata partner sul set; in ruoli laterali o minori troviamo poi Lillo (Pasquale Petrolo, senza Greg qui), Ernesto Mahieux, Diana Del Bufalo e Francesco Scianna. Dopo il buon risultato sia in termini di incassi che di critica ottenuto pochissimi mesi prima con Sono tornato (2018), non è chiaro cosa possa aver spinto Luca Miniero a rimettersi tanto di fretta al lavoro, specie con un progetto strampalato (nel senso peggiore) e dozzinale (nell’unico senso possibile) come questo; il regista è peraltro anche coautore di soggetto e sceneggiatura insieme a Giulia Gianni e Gina Neri. Ah, sì: il colpone di scena centrale, come dimenticarlo? Il gorilla “parla” con la voce di Claudio Bisio, sfruttando il medesimo espediente al centro di Senti chi parla (Amy Heckerling, 1989), uscito trent’anni esatti prima o, se si vuole, degli ancora più vecchi film di Francis il mulo parlante. 3/10.
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