Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
VOTO 10/10 Mi ci è voluta più di una visione, ma alla fine sono riuscito ad apprezzare la grandezza di Hana bi-Fuochi d'artificio, probabilmente il vero capolavoro di Kitano, uno dei registi più influenti degli anni Novanta. Non è un film semplice, ma se si riesce a penetrare nella sua ricchezza di temi offre un'esperienza audiovisiva unica e di livello eccellente. La struttura narrativa gioca sull'ellissi e su flashback non lineari che potrebbero confondere le idee, ma se lo si segue con attenzione tutti i conti tornano, ed è un ulteriore attestato di originalità per il regista. La violenza di stampo tarantiniano all'inizio mi era sembrata gratuita, ma in realtà è calata in sequenze volutamente "astratte" come nel precedente Sonatine, ed è un corollario inevitabile del genere yakuza a cui Kitano torna costantemente. La parabola di Nishi e della moglie malata di leucemia, nonché del collega rimasto su una sedia a rotelle che si dedica alla pittura, è una meditazione disperata sulla limitatezza della condizione umana, pronunciata senza abusi melodrammatici ma con una tenerezza spesso struggente, in particolare nel finale. Le scene che ci mostrano i dipinti di Oribe con le musiche di Hisaishi in sottofondo sono ugualmente assai emozionanti. Con questo film Kitano ha portato la sobrietà e laconicita' del suo stile al livello più alto, confermandosi uno dei più geniali inventori di forme cinematografiche degli ultimi decenni. In poche parole, grande cinema, da non mancare.
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