Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Assieme a SONATINE ritengo rappresenti il maggior capolavoro di Kitano al cinema, in cui si ha modo di assistere alla sua sfrenata poetica e ad uno stile del tutto personale fuori da ogni schema di genere. Ricordo che quando lo vidi per la prima volta, ormai molto tempo fa, non conoscevo ancora il regista e il risultato non lo avevo troppo apprezzato. Alla prima visione si può infatti restare piuttosto spiazzati in quanto il ritmo è prevalentemente lento, alcune gag poco comprensibili nella dramamticità del contesto nel quale vengono inserite, mentre lo sviluppo della storia si distanzia nettamente dagli stereotipi classici del noir e del polziesco. Riguradandolo, dopo lo spaesamento iniziale, ci si addentra più agevolemente nell'astrattezza delle atmosfere e nelle caratterizzazioni silenziose dei personaggi cogliendo tutti i punti di forza della pellicola. Kitano interpreta l'ex poliziotto Yoshitaka Nishi, turbato dai sensi di colpa per la morte di due suoi colleghi per mano di un pazzo che non era riuscito a fermare e per la malattia della moglie. La situazione peggiora quando Horbie, il migliore amico di Nishi rimasto nella polizia, resta paralizzato su una sedia a rotelle in seguito ad uno scontro a fuoco e viene abbandonato dai famigliari. Inoltre le condizioni della moglie di Nashi si rivelano più gravi del previsto, lasciando alla donna ancora poco da vivere. Nashi è poi braccato dagli uomini della yakuza, ai quali aveva chiesto un prestito che non è in grado di restituire. Il protagonista decide così di fare una rapina e di usare quei soldi per intraprendere un lungo viaggio in compagnia della moglie. Prima di partire l'ex poliziotto fa recapitare all'amico parapelgico, il quale aveva manifestato l'intenzione di darsi alla pittura, una grande quantità di disegni da colorare raffiguranti i posti che verranno atraversati nel viaggio. Nel frattempo sia la polizia che la yakuza sono sulle tracce di Nashi... Sebbene il successivo SONATINE mi è sembrato ancora più riuscito, anche questo HANA-BI si mostra molto interessante e curioso. Colpiscono soprattutto i contrasti tra il soggetto tragico e le scenette comiche, carina quella in cui Kitano prende a pungi un passante che rimproverava sua moglie perchè stava lavando dei fiori già appassiti, oltre che tra la tranquillità dello svolgimento e i picchi d'azione improvvisi con botte e pestaggi. Ad aumentare l'efficacia della surrealità delle atmosfere rappresentate collaborano poi anche le musiche, i lunghi silenzi e i dialoghi ridotti al minimo quasi tutti composti da insulti tra i personaggi. Indovinatissima inoltre la sequenza che motiva il titolo della pellicola, cioè quando vengono mostrati i dipinti dell'amico ferito del protagonista raffiguranti disegni di animali con vari tipi di fiori al posto degli occhi. L'accostare questo elemento artistico alla durezza delle storie poliziesche è una pensata del tutto inedita, ma che mostra un notevole potenziale se realizzata in questa maniera. Un po' brusco il finale in riva al mare, ma nel complesso è un film che merita di essere visto per la sua irripetibile originalità. Lo stesso regista nei suoi pur ottimi film del genere, quali BROTHER o OUTRAGE, non ha più ripreso la sponteneità notata qui e in SONATINE.
Ottima
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