Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Potremmo parlare del Kitano attore, sicuramente non agevolato dalla plastica facciale a cui si sottopose nel '94 in seguito ad un incidente stradale. Ma forse è meglio parlare del Kitano sceneggiatore e regista per rendergli il giusto merito.
Takeshi Kitano non è stupido: si ritaglia il ruolo di un uomo, di nome Nishi, che non ha bisogno di essere espressivo, in quanto morto dentro per essersi ritrovato fulcro di vicende tragiche: è un ex-poliziotto, il cui collega e miglior amico è rimasto solo e su una sedia a rotelle in riva al mare e la cui moglie è affetta da leucemia e preda della depressione, conscia di non avere ancora molto da vivere; inoltre, Nishi ha dei problemi con la famigerata Yakuza, a cui deve dei soldi.
Nishi non è un supereroe né un Rambo, ma si adopera, silenziosamente, per fare quanto possibile per l'amico e la moglie, facendo riscoprire loro atavici e genuini piaceri. Nel frattempo, cerca di sistemare anche gli yakuza...
Hana-bi ricorda vagamente Sonatine, quantomeno per i temi del mare e del suicidio, la cui ombra si può tranquillamente scorgere lungo tutto il film. Ed esattamente come Sonatine, Kitano non trasmette messaggi o morali particolari, ma crea una gran bella opera d'arte visiva, alternando surreali scene di violenza a scenari magnifici ma solitari, dove l'uomo può riscoprire se stesso.
Magnifici i dipinti, la colonna sonora e i paesaggi.
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