Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
A livello televisivo, Kitano divenne popolare per essere l'autore/presentatore di "Takeshi's Castle" (da noi noto come "Mai dire banzai"), una sorta di "Giochi senza frontiere" tutto al giapponese, in cui regnava una violenza inaudita ed un umorismo cinico. A livello cinematografico invece, "Takeshi Beat" si è reso popolare per uno stile orientale nella diegesi ma occidentale nella esegesi: primi piani che farebbero impallidire Bresson e Pasolini allineano scene di violenza degne di Tarantino, il tutto amalgamato da un senso di compassione più cristiano che shintoista. Un modus operandi inverso a quello di Takashi Miike e Tsukamoto. Come regista, Kitano si prende i suoi tempi e il ritmo non rientrerà nelle corde di noi spettatori "filoamericani", abituati ad MTV. Entreremmo in sala predisposti, se non fossimo abituati al Takeshi televisivo. Ammetto d'aver visto di questo autore soltanto SONATINE e ZATOICHI: quest'ultimo mi piacque per la vivacità narrativa, anche se lo vidì diversi anni fa - ossia in un periodo di "immaurità cinefila" - e a tutt'oggi il mio amico ed ottimo recensore JackNONsquartatore72 lo definisce discreto (specie se pensiamo alle recenti evoluzioni del wuxiapian); l'altro invece - al pari di questo HANA BI - lo mandai avanti col fast forward, pur ammirando le trovate ludiche e i tratti formali già citati. Insomma, questione di gusti ...
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