Regia di Sergei Loznitsa vedi scheda film
VENEZIA 75 - FUORI CONCORSO
Se per le strade, lungo i viali cittadini di una Moscta anni '30, il primo manto nevoso addolcisce un paesaggio urbano altrimenti reso severo da una rigidita' climatica impegnativa, all'interno della grande aula del tribunale - ove la verità, quella di regime, sta per essere fatta valere, così come la giustizia, assicurata comminando pene proporzionate al delitto commesso, eventualmente attutite da un atto di grazia e pietà on favore dei rei confessi sinceramente pentiti - l'atmosfera diventa impermeabile e indifferente, estranea ad ogni distrazione fuorviante e non opportuna per raggiungere lo scopo superiore. Dare dignità e onore al sistema.
È così che la poesia delle prime, incantevoli immagini introduttive, cede il posto e viene inghiottita dagli interni vastissimi, ma non meno soffocanti, dell'aula di giustizia, ove un manipolo di funzionari di stato, ingegneri civili, economisti ed imprenditori di rango, viene chiamato a deporre per dichiarare o meno (ma guarda caso tutti si dichiareranno mestamente colpevoli ed artendevolmente disposti a chiedere la clemenza) ognuno la propria eventuale colpevolezza per aver partecipato ad una operazione di boicottaggio di alcuni tra i sistemi centrali e nevralgici in grado di fornire energia e risorse all'URSS, privandola della propria autonomia e destabilizzandone le basi, a danno dei compagni.
Dopo aver visionato centinaia di ore di materiale d'archivio di regime atto a documentare, con finti processi, le sorti (tragiche ma celate o tenute nascoste) comminate a diversi traditori della patria, Sergei Loznitsa effettua una elaborata, complessa ed illuminante opera di taglio e cucito, al fine di dare quella continuità narrativa cinematografica che il materiale d'archivio, in quanto tale, grezzo e da modellare come un ammasso di marmo raro e pregiato, ma informe, non sarebbe stato in grado di esprimere naturalmente.
Ne scaturisce un film geniale che dicumenta, con un potenziale narrativo da film di fiction, uno dei processi-farsa inerenti fatti realmente accaduti, ripresi dal regime stalinista per ragioni di appeal politico e di propaganda verso il sistema assoluto.
Ne scaturisce, non fossimo al corrente della circuizione di fondo, l'immagine falsata ed incongrua di uno Stato giusto, severo con chi l'ha tradito (la pena comminata è quella di morte), ma anche magnanimo nei confronti di chi si dichiara segnatamente pentito, dopo la sincera ammissione di colpa.
È così che tutti gli imputati confessano d'iniziativa la propria colpevolezza, tutti risultano profondamente pentiti, e a tutti viene riservato un trattamento di detenzione ben più lieve che quello inizialmente previsto.
Caso strano, ma tutti gli imputati moriranno dopo pochi anni per cause ignote, o di essi non sarà più recuperata alcuna traccia vivente: spariti nel nulla.
Monito geniale contro la giustizia-farsa di un regime stalinista che teme l'azione disgregatrice che lo spettro delle liberta' occidentali costruisce e tratteggia attorno alla nostra vittima, The trial è un geniale miscuglio di materiali di regime che, abilmente mescolati, amalgamati e ridotti ad uso e consumo di una visione da sala, danno vita ad un'opera senza precedenti, miscellanea inestricabile di veri filmati su tematiche per nulla inventate o frutto di fantasia, ma ricostruite ad arte da un regime efferato che promosse lo slogan fazioso secondo cui "la menzogna è verità ", e trasformando i risultati di questa diavoleria scenografica, in una realtà tragicamente ed assurdamente concreta.
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