Regia di Sarah Marx vedi scheda film
Piccolo film francese con regia traballante: sembrerebbe una formuletta stra-abusata e stra-risaputa dopo Assayas, Dardenne e sicuramente i tanti esemplari post-pialatiani anni '90 in Francia. Eppure L'enKas, conferma del fascino sottile di questo particolare formato cinematografico tutto français, ha il grosso merito di ricordare come proprio questo tipo di regia, questo sguardo, che tremano più perché sull'orlo di un precipizio che per esigenze di altro genere, si distinguono dalle alternative camere a mano che nel resto del mondo sembrano ancora puntare sull'inaspettata esperienza "sporca e carnale", in realtà semplicemente ipocrite e poco originali. In Francia l'industria cinematografica è ancora in grado di creare piccoli film dignitosi che anche con l'ausilio di grandi attrici (Sandrine Bonnaire straordinaria come sempre) sanno essere anche piccole esperienze immersive, che non stancano e mettono dinnanzi allo spettatore le proprie pretese senza rischiare né belle né brutte sorprese. Non è indizio di un cinema stagnante - quella perifrasi "film francese da borghese" che il grande pubblico ama utilizzare per bocciare certo cinema d'oltralpe - ma di un cinema vivace e fluido, da cui almeno sulla carta è possibile aspettarsi tutto, anche la piccola gemma preziosa.
L'enKas non fa neanche tanti sforzi per essere più memorabile di quello che è; si può senz'altro dire che tradisce l'approccio essenziale con l'ingombranza extra-diegetica della colonna sonora e con un certo pietismo ben incorniciato per la più facile e diretta operazione di identificazione coi personaggi. Eppure la sincerità, che fuoriesce tramite modalità un po' frivole e semplicistiche, c'è e si sente respirare sotto la pellicola e nelle immagini.
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