Regia di Soudade Kaadan vedi scheda film
Venezia 75. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Che cos'è la Guerra?
"Lotta armata fra stati o coalizioni per la risoluzione di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti (ma in ogni caso parziali) conflitti di interessi ideologici ed economici".
Così recita un dizionario online allo scopo di dare una definizione di un sistema al tempo stesso complesso e banale.
Ma se rivolgessimo questa domanda alla regista Soudade Kaadan avremmo sicuramente una risposta molto diversa. Perché la guerra di Kaadan è l'acqua che non c'è. È un lavabo colmo di piatti da sciacquare. È una lavatrice traboccante di abiti in attesa di elettricità. È la vetrina in frantumi di una farmacia. È il prezzo raddoppiato di una tintura per capelli. È una bombola di gas esaurita. Tutto ciò è Damasco pochi mesi dopo l'inizio degli scontri tra l'esercito regolare e i rivoltosi che vorrebbero ribaltare il regime.
Kaadan si guarda bene dall'impegolarsi in questioni politiche preferendo rappresentare la difficile situazione della popolazione siriana che vive le ristrettezze del conflitto da poco iniziato. Sia ben chiaro. Non tanto, o non solo, la popolazione socialmente ed economicamente ai margini. Sana, infatti, è una rispettabile farmacista ma è rimasta invischiata nel meccanismo bellico nonostante una posizione di partenza agiata. Le è bastato trovarsi con la bombola del gas vuota e non riuscire ad acquistarne un'altra a causa dell'esercito che ha confiscato quelle del venditore presso cui è rimasta in fila per ore. Così, rimasta a mani vuote, seguendo il consiglio di Jalal, fratello di Reem, una sua cliente, Sana prende un taxi che porta i tre giovani fuori città per completare l'acquisto in un posto sicuro. Fermato, però, ad un check-point dell'esercito, l'autista, costretto ad aprire il vano portaoggetti per estrarre i documenti, fa cadere accidentalmente la telecamera con cui ha filmato le rivolte dei giorni precedenti. L'uomo non può fare altro che darsi alla fuga con i tre malcapitati a bordo tra gli spari dei soldati. Poco più tardi i tre ragazzi finiscono, fuggitivi ed inguaiati, in una terra di nessuno al centro degli scontri tra i rivoltosi e i soldati del regime. È in questo luogo brullo e coltivato ad ulivi, simboli di una pace che non c'è più, che Sana nota un particolare curioso. Il raggi di sole che colpiscono Jalal non proiettano sull'arida terra la sua forma. Si dice che ad Hiroshima, dopo lo scoppio della bomba, delle persone restò solo l'ombra. In Syria invece accade il contrario. Restano le persone lasciate sole in compagnia del proprio carico di sofferenze. Jalal ha perso la propria ombra a causa delle torture, della prigionia e della morte del fratello Mazen. Reema la perderà, più innanzi, piangendo sul cadavere del secondo membro della famiglia immolato sull'altare della guerra.
Kaadan non ha la presunzione di spiegare una materia troppo complessa come la guerra di Siria ma si concentra su una storia ordinaria in un contesto straordinario in cui le difficoltà da superare sono fare la lavatrice e reperire ciò che serve per cucinare un pasto decente. D'altro canto l'autrice franco-siriana non rinuncia a dare una voce al dolore e alle sofferenze attraverso un realismo che sconfina nell'onirico e porta alla luce gli effetti che tante atrocità lasciano nelle persone rimaste prive di un "pezzo" di sé, della propria vita, della propria memoria. La guerra è una furia cieca che può risparmiare una volta (il corpo morto che ripara Sana dalla pallottola del soldato) ma non lascia scampo una seconda (i soldati che salgono le scale furenti). La morte non fa sconti nemmeno a chi è già sopravvissuto una volta e può dire di averla fatta franca.
Film che lascia poche speranze. Del resto a sei anni dai fatti narrati sono cambiati i ruoli in campo e le strategie internazionali ma il succo è sempre lo stesso.
La parete del salotto illumitata dalla penombra e spogliata del riflesso di chi vive quella casa è il testamento di un'immane tragedia e di una dolorosa separazione.
Leone del Futuro alla miglior Opera Prima a Venezia 75.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta