Regia di Ivan Ayr vedi scheda film
Venezia 75 - Orizzonti.
Per non incorrere in problemi, sul lavoro così come nel privato, è necessario ingoiare qualche rospo, lasciarsi scivolare addosso fatti fastidiosi, respirando profondamente e spostando il pensiero altrove, per evitare di dar luogo a reazioni avventate. Chiaramente, non sempre è possibile, soprattutto se i fattori negativi si sommano e la serenità interiore va a farsi benedire.
Dehli. Soni (Geetika Vidya Olhyan) è una poliziotta temeraria che, per colpa della sua indole, viene richiamata più volte all'ordine da Kalpana (Saloni Barra), la sua sovrintendente, nonché amica. I suoi comportamenti burrascosi sono influenzati anche dalla vita privata, con l'ex marito che torna a bussare alla sua porta.
Nel frattempo, dopo un paio di interventi troppo aggressivi, subisce un'accusa per cattiva condotta, che mette a rischio la sua posizione lavorativa.
Ivan Ayr aveva cominciato a ragionare sul tema della violenza subita dalle donne in India nel 2012, dopo aver seguito un caso di stupro denominato Nirbhaya. Successivamente, ha osservato da vicino la difficoltosa attività della polizia, stabilendo così i due punti fondamentali della sua opera prima.
Il cuore pulsate è quindi nitido e concentrato su Soni, seguita un passo dopo l'altro, tra lo stress accumulato, un disagio insediato nella vita privata e, soprattutto, le ingiustizie quotidiane osservate durante il lavoro, che vedono protagonisti uomini spavaldi e senza alcun timore reverenziale, tanto più quando incrociano una donna.
Una prospettiva sviluppata tenendo sotto stretta attenzione gli eccessi (praticamente assenti, al massimo relegati fuori campo, come nel caso di una rissa tra Soni e tre tossici), mostrando quanto un'anima onesta, tanto più se femmina, possa essere messa a dura prova, spingendola a ragionare in modo difforme da quanto riportato nel protocollo, nonostante sia tendenzialmente esigente verso se stessa e rispettosa.
Un personaggio stimolante, del quale si percepisce lo stato emotivo in crescente subbuglio, inserito in un'esposizione scarsamente arredata e senza diramazioni aggiuntive, che non consente di ampliare sufficientemente il raggio d'azione.
Per questo, Soni è un film scrupoloso, che evita accuratamente di mercificare il tema della violenza e si guarda bene dall'appioppare inutili smancerie, senza però riuscire a generare un impatto tale da consentirgli di lasciare una traccia capillare, che contenga le proprietà per attecchire nella memoria a lungo termine.
Disciplinato, anche troppo.
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